
Manto grigio striato, occhi sornioni. Da qualche giorno Wendy è ospite al “Giardino dei Gatti” gestito dalla Protezione Animali di Bellinzona. Ritrovata a Giubiasco mentre si aggirava nei pressi di un’abitazione privata, la gattina rimarrà ora sotto le cure del centro per gli accertamenti necessari, finché non troverà una nuova casa. Non avendo il microchip e non essendo al momento possibile rintracciare il proprietario, questo è l’iter standard previsto dalla Protezione Animali, che, in questi casi, si occupa dell’identificazione, accoglienza e della vaccinazione.
"Semplificherebbe il nostro lavoro"
Quello di Wendy non è un caso isolato. Si una stima che su circa 100mila gatti, in Ticino alcune migliaia siano randagi, un numero che a livello svizzero arriva a diverse centinaia di migliaia. Le cose potrebbero però presto cambiare: il Consiglio Federale ha infatti raccomandato al parlamento di approvare la mozione della deputata zurighese dei Verdi, Meret Schneider che chiede l’introduzione di un microchip obbligatorio anche per i gatti. “Sicuramente semplificherebbe di molto il nostro lavoro” commenta a Ticinonews Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali di Bellinzona. “Potremmo risalire più facilmente al proprietario e alleggerirebbe le strutture di accoglienza in quando si potrebbe riconsegnare l’animale molto più velocemente e si potrebbero eliminare costose e lunghe procedure. Ad esempio, quando troviamo un gatto senza microchip, per noi oggi è impossibile sapere se sia già stato vaccinato e quindi siamo costretti ad attivare le procedure di quarantena.
