Arte
Garin Nugroho vince il Premio Diritti Umani per l'Autore 2025
Il Premio Diritti Umani per l'Autore 2025 del Film Festival Diritti Umani di Lugano va a Garin Nugroho, regista indonesiano che tratta in maniera profonda le trasformazioni sociali culturali e politiche del Sud-est asiatico.

Garin Nugroho, regista indonesiano, ha vinto il Premio Diritti Umani per l'Autore 2025. Un premio assegnato dal Film Festival Diritti Umani Lugano (FFDUL) per sottolineare il cinema del regista che esplora "temi complessi come le tensioni tra tradizione e modernità, le conseguenze di traumi collettivi e conflitti politici, e le sfide della giustizia sociale, restituendo un ritratto vivido della realtà del suo paese, che sta vivendo, proprio in questo momento, importanti tensioni a causa delle crescenti disuguaglianze sociali", scrive il Comitato del Festival. A Ticinonews Nugroho ha raccontato la sua visione della geopolitica attuale, la situazione del suo paese e la sua idea di cinema. 

Quale significato ha questo premio per lei?

"Penso sia un grande onore per me vincere questo premio. In questo periodo storico abbiamo perso i leader umanitari. Abbiamo dunque cambiato la prospettiva di diritti umani, come ad esempio a Gaza. Molti leader ora attraverso delle citazioni cercano di supportare la pace, ma è troppo tardi: molti bambini sono morti. Siamo nell’epoca di crisi di leader umanitari e di diritti umani".

Il cinema, in questo contesto, quale ruolo assume?

"Il mondo delle arti è unico. Per esempio, nel cinema mostriamo le armi, ma il film ci mostra anche compassione, speranza, dialogo e la difesa dei diritti umani. Il film diventa l’unico strumento per supportarli. La cosa più importante che possiamo fare con i film è creare un dialogo con le persone sui problemi che attanagliano la società. Parliamo per esempio della legge, delle situazioni manipolatorie negli angoli di tutto il mondo. Il tema principale dei miei film sono i problemi sentiti che ci portano al dialogo".

Alla luce di quello che sta accadendo, esistono ancora i diritti umani?

"Quello che sta succedendo a Gaza è il presente ed è emblema della crisi dei diritti umani. Mi chiedo come mai in questa epoca non abbiamo leader che difendono i diritti umani. I leader forti sono forti perché hanno i soldi, hanno le armi, i loro discorsi sono volgari e pesanti".

Il suo cinema tratta i marginalizzati, chi sono per lei queste persone?

I marginalizzati sono le persone che non hanno una voce. L’attuale sistema mondiale è basato solo sulle armi, sull’economia e sul potere. Penso che possiamo usare i film per dare voci al diritto umano.

Quale ruolo ha l'Indonesia in questo contesto geopolitico complicato e polarizzato?

"L’Indonesia ha 280 milioni di abitanti, è la quarta nazione per popolazione al mondo. Si trova tra l’Australia, l’Asia e anche tra il Medio Oriente, l’Africa e l’America. La strategia dell’Indonesia è importante. Se mi chiedi qual è il ruolo dell’Indonesia, potrei farti la stessa domanda degli Stati Uniti. Critichiamo spesso Trump perché ha il suo classico cappellino che però è fatto in Cina. Diventa comica la situazione. Questa è la nuova epoca. Ogni Stato è preoccupato per il futuro: soprattutto per quel che riguarda il bilancio del potere e dell’economia".