Ticino
Frontalieri, la Lombardia conferma la tassa sulla salute
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 mesi fa
La Regione conferma il prelievo minimo del 3% per i vecchi frontalieri, mentre i sindacati annunciano ricorsi e la Svizzera valuta un intervento per possibile violazione degli accordi fiscali.

Nonostante le forti critiche, la Regione Lombardia non fa marcia indietro: i “vecchi” frontalieri lombardi saranno presto chiamati a pagare la tassa sulla salute introdotta con la Legge di bilancio italiana a fine 2023, finora rimasta lettera morta. Come anticipato dal Corriere del Ticino, l’assessore ai Rapporti con la Confederazione Elvetica, Massimo Sertori, ha confermato ai sindacati la volontà di procedere con l’attuazione, specificando che la tassa sarà fissata nella misura minima del 3% del salario netto. I ministeri dell’Economia e della Salute sono al lavoro sul decreto attuativo. Le entrate previste per il 2025 sono stimate tra i 90 e i 100 milioni di euro. CGIL, CISL e UIL ribadiscono la loro opposizione, denunciando il rischio di “doppia imposizione” e violazione degli accordi fiscali italo-svizzeri. Hanno chiesto che l’imposta venga trasformata in un contributo volontario, così da evitare profili di incostituzionalità e incentivare l’adesione. Hanno inoltre annunciato il ricorso alle vie legali, pur ammettendo che la strada sarà complessa.

La Svizzera osserva con attenzione

Oggi i sindacati italiani si incontrano con quelli svizzeri per valutare azioni congiunte. L’OCST ha già espresso una netta contrarietà, definendo la tassa “iniqua, ingiustificata e giuridicamente problematica”, ricordando che i frontalieri già contribuiscono al sistema sanitario italiano tramite i ristorni. Anche la proposta della Lombardia di destinare il 30% del gettito a un non meglio precisato “welfare di confine” non ha modificato la loro posizione. La Svizzera potrebbe intervenire ufficialmente. Il Consiglio federale ha chiarito che solo se strutturata come tassa causale — ovvero destinata a finanziare direttamente la sanità nelle zone di confine — la misura non violerebbe l’accordo fiscale. Diversamente, Berna potrebbe chiedere all’Italia una revisione, evocando una possibile violazione della convenzione bilaterale. In attesa del decreto attuativo, la tensione resta alta su entrambi i lati della frontiera.