
È di oggi la notizia che in Svizzera quest’anno verrà importato più formaggio rispetto a quello che verrà esportato all’estero. Un cambiamento rispetto al passato che preoccupa ma non sorprende il settore caseario.
Per il presidente dell’Unione contadini ticinesi Omar Pedrini, intervistato da Ticinonews, si tratta di “un’inversione di tendenza prevedibile. A determinare questo cambiamento è il fattore prezzo. L’importazione di latticini permette da una parte al cittadino di spendere meno e dall’altra alla grande distribuzione di aver un maggior margine di guadagno”.
"Stanno mettendo in crisi tutto il settore agricolo"
Maggior risparmio per i cittadini e maggior guadagno per la distribuzione, dunque, a discapito tuttavia di un settore che di primario non ha solo il significato del termine: “La produzione di latte - prosegue Pedrini - è una di quelle produzioni che maggiormente valorizza il nostro territorio e per la Svizzera è sempre stato il fiore all’occhiello, sia a livello di qualità che di quantità. Purtroppo la politica agricola in generale e tutte le pressioni pseudo ambientali stanno mettendo in crisi un intero settore, non solo la produzione lattiera". Quest'ultima però ne soffre maggiormente: "Le trasformazioni del latte sono costose per i produttori, questo fa alzare i prezzi dei prodotti che il consumatore troverà negli scaffali e quelli d'importazione vincono".
"La gente cerca il prezzo basso non la qualità"
Difficoltà, aggravate dal franco forte che rende i prodotti svizzeri meno concorrenziali, che secondo Pedrini vanno a toccare trasversalmente sia i grandi produttori di formaggio sia i caseifici più piccoli. Il fattore prezzo si riflette anche sulla domanda interna, cresciuta durante la pandemia, ma ora scesa addirittura al di sotto rispetto al periodo pre Covid-19: “La gente quando fa la spesa punta sempre di più al prezzo più basso rispetto alla qualità del prodotto”, conclude Pedrini.