Alpeggi
Formaggio d'alpe e un mercato poco... In forma
© Fotogonnella
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Redazione
2 giorni fa
Il presidente della Società ticinese di economia alpestre Alex Farinelli: “Il formaggio d’alpe è un valore per il territorio, ma servono promozione, un marchio unitario e più sostegno contro le difficoltà, dal mercato al problema dei lupi”

La stagione alpestre si avvia verso la conclusione, ma negli scorsi mesi è stato sottolineato dalla Società ticinese di economia alpestre che troppe forme di formaggio sono rimaste in cantina. Abbiamo quindi chiesto al presidente Alex Farinelli se si può già parlare di un mercato in difficoltà oppure se dietro a questa situazione ci sono altre ragioni. “La produzione di formaggio d’alpe è qualcosa di estremamente legato al nostro territorio e alle sue tradizioni, ed è frutto del lavoro e della passione di molte persone che si danno da fare in questo settore”.

Questione di prezzi?

Il 2024, prosegue Farinelli, è stato un anno buono dal profilo della produzione. “Per quanto riguarda quella agricola, sappiamo che le condizioni ambientali possono condizionare le quantità. Quindi è possibile che questo abbia creato un po’ più di produzione, con qualche rimanenza in più”. La Società si sta quindi interrogando per capire se questo sia un fenomeno più legato a delle contingenze che succedono, o se sia strutturale, “quindi se sia necessario cercare di avere delle misure per favorire un maggior consumo, quindi una maggior vendita, del formaggio”. Misure che, dette altrimenti, parlano di marketing. Non è facile vendere il formaggio d’alpe, sia perché costa di più, ma anche perché è una realtà variegata e differenziata. “Costa di più, certo, ma perché ha un valore maggiore. Non è un prodotto industriale o che si può fare su larga scala. Richiede inoltre molto lavoro e il suo valore è inevitabilmente superiore, e di conseguenza anche il prezzo. È chiaro che per esportarlo – soprattutto verso la Svizzera interna – sarebbe utile creare una sorta di marchio unico”.

Esempio del Gruyère

Farinelli ha quindi voluto fare l’esempio – sempre a livello svizzero – del Gruyère. “Per il consumatore ticinese può sembrare che siano pochi i produttori, ma in realtà sono molti di più. E sono riusciti, nonostante una varietà di prodotto, a promuoverlo con lo stesso nome”. Per andare verso altri mercati sarebbe quindi “importante avere questa riconoscibilità, che è data da un prodotto tipico. Il formaggio d’alpe viene prodotto su tanti alpeggi differenti che realizzano qualcosa di diverso, ma accomunato da tipicità e regionalità”. C’è poi un aspetto verso l’interno: “dobbiamo impegnarci a continuare a trasmettere alla popolazione l’importanza di consumare prodotti locali che sono a chilometro zero e sostenibili, che contribuiscono a mantenere vive le tradizioni, a curare il paesaggio e a favorire l’economia delle regioni periferiche”.

Progetto "Eccellenze alpestri"

E proprio in questo senso la Società ha lanciato il progetto Eccellenze alpestri, utile anche a livello promozionale. “Grazie in particolare al grande impegno del mio predecessore, che si è molto adoperato per far sì che questo progetto partisse con il sostegno del Cantone e della Sezione dell’agricoltura, si è arrivati a realizzare un’iniziativa che vuole creare le condizioni per valorizzare ed esportare maggiormente il formaggio d’alpe ticinese verso la Svizzera. C’è quindi una parte legata alla promozione e una all’esperienza diretta, per far scoprire alle persone cosa vuol dire produrre il formaggio, con dei veri e propri ‘sentieri di apprendimento’ delle nostre alpi”. Ma c’è anche una parte più commerciale. “Si è creata una cantina dove vengono gestite delle forme orientate verso la Svizzera interna. Siamo partiti quest’anno ed è presto per parlare di risultati, ma sono sicuro che con il tempo raccoglieremo i frutti di questo lavoro”.

Lupo e alpeggi

Un altro tema decisamente di stretta attualità è quello del lupo e degli alpeggi. Qual è la sensazione fra chi opera sulle alpi? C’è esasperazione o fiducia verso il futuro? “C’è frustrazione e preoccupazione, perché purtroppo settimanalmente si verificano episodi di attacchi agli animali. E con la stessa frequenza vediamo scarichi di alpeggi, e questo non va bene: un alpeggio scaricato è abbandonato e, se non viene ripreso, è perso. In Ticino ne abbiamo già persi la metà nel corso degli anni. La frustrazione deriva anche dall’impressione che le autorità non si impegnino a sufficienza”. Farinelli ha però voluto sottolineare che, assieme ad altre associazioni e patriziati, sono in contatto con il Governo, “e ho l’impressione che il Consiglio di Stato non comunichi tutto quello che fa. Soprattutto in queste ultime settimane ci sono stati parecchi ordini di abbattimento, e ci è stato detto che nella stagione di caccia verranno coinvolti 500 cacciatori per eliminare esemplari di lupo. Ci saranno ulteriori interventi, quindi il Cantone si sta muovendo. Forse dovrebbe comunicare di più, perché le persone hanno bisogno di sentirsi ascoltate e considerate. In particolare, hanno bisogno di sentirsi rispettate per il lavoro che fanno. Da questo punto di vista, ogni segnale è importante”.