Lavoro
Finti concorsi di lavoro per l'EOC, “erano rivolti a frontalieri”
Redazione
2 anni fa
Gli autori del tentativo di frode in cui è rimasto coinvolto l’Ente Ospedaliero Cantonale hanno preso di mira il frontalierato. “La regione di interesse principale era la Lombardia”, spiega il responsabile della protezione dei dati dell’EOC Baroum Mrad.

L’Ente Ospedaliero Cantonale ha segnalato oggi un giro di annunci fasulli dove, oltre all’immissione di dati personali, è richiesto anche un pagamento in denaro. L’ente è rimasto coinvolto in un tentativo di frode che si è verificato a livello europeo e riguarda soprattutto i settori sanitari e sociosanitari, quelli dell’ospitalità e della ristorazione.

Una truffa rivolta ai frontalieri

“Ci siamo accorti di queste richieste di lavoro tramite segnalazioni da parte di terzi, telefonate o email ai nostri presidi con cui si chiedeva se effettivamente ci fossero questi concorsi”, spiega ai microfoni di Ticinonews Baroum Mrad, responsabile della protezione dei dati e della privacy dell’ente. “Si trattava di concorsi per posti di custode qui in Ticino per frontalieri italiani”. Gli autori non hanno quindi attaccato utenti ticinesi “ma proprio il frontalierato. Il messaggio era: vi aiutiamo ad ottenere posti di lavoro in Ticino”.

Il “modus operandi”

Gli autori si vendevano come terzi, come agenzie che aiutano a collocare le persone, con specializzazione a trovare permessi soprattutto per lavoratori residenti all’estero. La regione di interesse principale era la Lombardia, prevalentemente a 20-30 chilometri dal confine. Gli annunci riguardavano gli ospedali di Lugano e Mendrisio. Intuire che si trattava di proposte false “non era facile, perché erano scritte in maniera abbastanza ingannevole”, prosegue Mrad. “Erano abbastanza precisi; parlavano di Repubblica del Canton Ticino, Ufficio permessi, Polizia cantonale, e poi mettevano un allegato con l’annuncio di concorso su cui figurava il nostro logo dell’EOC”. Tuttavia, “se si faceva attenzione, era possibile riconoscere gli elementi chiave per capire che si trattava di un falso”.

Le conseguenze

Se un utente apriva questi annunci e inseriva i suoi dati o contattava quelle persone, “i dati gli venivano presi e vi era inoltre una richiesta di pagamento di, credo, 150 euro. Si chiama tentativo di ‘phishing’”, conclude Mrad.

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