
Due terzi degli svizzeri sono insoddisfatti del lavoro del Consiglio federale. È quanto emerge dall’inchiesta condotta dall’istituto Leewas, che ha anche tracciato la popolarità dell’esecutivo. Tra chi scende e chi sale, a guadagnarsi il primo posto quest’anno è il neoeletto Martin Pfister, mentre fanalino di coda è il ticinese Ignazio Cassis. Abbiamo chiesto al politologo Nenad Stojanovic di commentare i risultati del sondaggio e di riflettere sul futuro della politica federale.
La questione che salta all’occhio – al di là della classifica – è che nessuno dei sette consiglieri federali viene “promosso” dal popolo. Che considerazioni si sente di fare di fronte a questo risultato?
“Stiamo parlando di qualcosa che, nel contesto svizzero, è piuttosto raro. In generale il livello di fiducia dei cittadini nel parlamento e nel governo è fra i più alti, e anche oggi la Svizzera a livello internazionale sta relativamente bene. Tuttavia, se guardiamo solo all’evoluzione interna, constatiamo un chiaro peggioramento. Ed è qualcosa che deve preoccuparci”.
Si tratta di un problema legato alle singole persone che siedono in Consiglio federale, oppure di un fenomeno più ampio di scollamento tra cittadini e politica?
“Non parlerei di scollamento, perché la partecipazione a votazioni ed elezioni rimane stabile e a volte, come domenica scorsa, è persino cresciuta. Direi piuttosto che si tratta di un insieme di fattori. Alcuni consiglieri federali hanno perso punti per scelte politiche, ma è anche la compagine nel suo insieme a uscire indebolita. Pensiamo al silenzio del Consiglio federale su Gaza, alla decisione di Trump di penalizzare la Svizzera con dazi del 39% mentre l’UE è stata trattata meglio, o ai premi di cassa malati che continuano ad aumentare senza soluzioni soddisfacenti da parte del Parlamento, che è sotto l’influenza delle lobby. Tutti elementi che pesano sulla fiducia”.
Possiamo parlare di aspettative tradite? È una lettura corretta?
“Sicuramente ogni consigliere federale porta con sé delle aspettative. Non a caso il più apprezzato oggi è Pfister, il neo eletto: gode ancora di una simpatia iniziale, perché non è ritenuto responsabile di quanto accaduto finora. È giusto avere delle aspettative, ma non possiamo illuderci che un singolo consigliere cambi da solo la rotta. È il collegio nel suo insieme a dover rispondere delle scelte politiche spesso insoddisfacenti. Negli ultimi anni il governo ha spesso perso votazioni federali, tre solo l’anno scorso, come l’ampliamento delle strade, la 13esima AVS o la riforma del secondo pilastro”.
Il sondaggio mostra che solo un quarto degli svizzeri sostiene ancora la formula magica. Una diversa ripartizione dei seggi potrebbe fare la differenza?
“Penso di sì, perché il governo non è del tutto rappresentativo della realtà politica del Paese. Oggi PLR e UDC hanno 4 seggi su 7, quindi la maggioranza, senza averla in parlamento. Mentre i Verdi e i Verdi liberali, che hanno una presenza significativa in parlamento, restano esclusi dal governo. C’è un certo squilibrio tra quelle che sono le scelte dell’elettorato e quello che è l’attuale formula magica”.