
Un incontro definito “chiarificatore”, ma che non basta a placare le preoccupazioni del Ticino. Questa mattina, a Palazzo delle Orsoline, la deputazione ticinese alle Camere federali ha incontrato i vertici delle FFS per discutere della ristrutturazione di Cargo, un dossier che negli ultimi mesi ha generato forte tensione nella politica cantonale. La riunione ha preceduto un secondo appuntamento con il Consiglio di Stato.
Il piano di risanamento di FFS Cargo
Al centro del confronto, il piano di risanamento della società di trasporto merci, chiamata a far fronte a un disavanzo di 76 milioni registrato nel 2024. Le conseguenze per il Ticino sono significative: dei 65 posti di lavoro soppressi a livello svizzero, 40 sono nel nostro Cantone. Tutti i lavoratori sono stati ricollocati, ma questo non basta a rassicurare la politica. Una seconda fase di riorganizzazione è infatti già all’orizzonte, con ulteriori misure che potrebbero nuovamente toccare il Ticino. “Tutte le 40 persone toccate dalla prima ondata hanno ricevuto un’offerta di lavoro alternativa o di prepensionamento”, spiega la presidente della Deputazione, Greta Gysin. “Oggi abbiamo ricevuto garanzie che anche per il seguito della riorganizzazione si presterà un’attenzione particolare al nostro Cantone e si troveranno soluzioni che vadano oltre quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro. In questo senso è una buona notizia”.
Mantenere alta la pressione
Sia la deputazione sia il Governo cantonale hanno ribadito la necessità di mantenere alta l’attenzione su un comparto strategico per la regione. “La nostra preoccupazione è perdere posti di lavoro pregiati in Ticino, che poi vengono trasferiti oltre Gottardo”, afferma il presidente del Governo, Norman Gobbi. “Abbiamo chiesto un incontro con i vertici del Dipartimento federale, visto che le FFS svolgono un mandato. In questo ambito deve essere considerata la particolarità del Ticino, che già oggi soffre di salari mediani più bassi rispetto al resto del Paese”.
Altri temi caldi
FFS Cargo non è stato l’unico tema sul tavolo. La politica ticinese guarda con apprensione anche all’esplosione dei premi di cassa malati e alla fragilità finanziaria strutturale del Cantone. “Dobbiamo porre la questione Ticino”, insiste Gobbi. “Un terzo della forza lavoro risiede in Italia, e questo incide negativamente sulla forza economica del Cantone. Questa dimensione non è riconosciuta correttamente a livello federale: abbiamo picchiato i pugni sulla perequazione e li picchieremo sulle assicurazioni malattie. Il Ticino è il Cantone che soffre più degli altri”.
