
La fertilità femminile in Svizzera è costantemente diminuita negli ultimi decenni. Una ricerca del sociologo ticinese Giuliano Bonoli, pubblicata nel "Journal of European Social Policy", rivela però che i cantoni, che con asili nido e sussidi per i figli hanno creato condizioni quadro favorevoli alle famiglie, hanno rallentato la tendenza alla diminuzione della natalità.Bonoli, professore all'Istituto di alti studi in amministrazione pubblica (IDHEAP) di Losanna, ha studiato l'evoluzione del tasso di natalità nei cantoni dal 1980 al 2000 e ha cercato possibili ragioni per le differenze regionali.Nel periodo preso in esame il numero di figli per donna è diminuito nella maggioranza dei cantoni. Bonoli spiega questa tendenza con la modernizzazione della società: la fertilità femminile è diminuita perché negli ultimi trent'anni le possibilità per le donne di realizzarsi professionalmente sono migliorate.Il ritmo della modernizzazione è stato diverso da regione a regione. Se da un lato in cantoni come Basilea Città e Ginevra oggi nessuno vive più di agricoltura, la popolazione attiva nel settore primario superava ancora il 20 % nel 2001 ad Appenzello Interno. E queste divergenze economiche si riflettono nell'evoluzione della natalità, con tassi più rapidamente inferiori nei cantoni in cui il settore agricolo ha perso importanza più in fretta.In cinque cantoni - Basilea Città, Ginevra, Neuchâtel, Vaud e Zurigo - il numero di nascite è però rimasto al livello del 1980 o è addirittura aumentato. Secondo la ricerca, i cinque fanno parte dei cantoni che comparativamente offrono maggiori sussidi per i figli e un maggior numero di asili nido. Una complessa analisi statistica rileva appunto una correlazione tra questi strumenti e una più elevata fertilità femminile.Contattato dall'ATS, Bonoli ha comunque precisato che non è possibile affermare che la maggiore natalità sia dovuta ad una politica famigliare attiva. A suo avviso la spiegazione più ragionevole è comunque proprio che asili e sussidi creano "condizioni favorevoli alle famiglie", che si riflettono nei tassi di natalità.Il legame tra una politica sociale favorevole alle famiglie e un maggior numero di figli è del resto illustrato anche dai confronti internazionali. I Paesi scandinavi e la Francia, che hanno una politica famigliare attiva, hanno conosciuto un aumento del tasso di natalità negli ultimi anni.Praticamente tutti i Paesi industrializzati cercano di invertire la tendenza: con la modernizzazione il tasso di natalità è spesso sceso chiaramente al di sotto dei due figli per donna. Ciò significa che, senza immigrazione, la popolazione invecchierebbe e diminuirebbe.Nella Confederazione il numero di nascite è leggermente aumentato negli ultimi anni. Nel 2007 le donne svizzere hanno avuto in media 1,47 figli. Bonoli rifiuta di attribuire questo cambiamento di tendenza a recenti sforzi della Confederazione quali il sostegno agli asili nido.È invece stabilito che una politica sociale favorevole alle famiglie non contribuisce solo a evitare un disastro finanziario nell'assicurazione vecchiaia, ma va pure nel senso auspicato dalle donne: secondo il rapporto 2004 della Confederazione sulle famiglie, le svizzere desidererebbero avere in media 2,2 figli.ATS
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