Ticino
Faton Durmishi, dal Kosovo all'UDC
Redazione
10 anni fa
Il candidato per il Gran Consiglio a ruota libera sui soldati svizzeri con bandiera albanese, sulle iniziative del suo partito e molto altro

Nato in Kosovo, Faton Durmishi ha oggi 29 anni, è di religione musulmana non praticante, si sente legato alla propria storia, ed è uno dei candidati al Gran Consiglio dell'Unione Democratica di Centro (UDC). La sua famiglia, che vive qui da più di 30 anni, la comunità kosovara e albanese in Ticino, così come i suoi parenti in Kosovo, hanno tutti appoggiato la sua scelta di ingaggiarsi in politica.

Un connubio che ci ha incuriosito: delle origini straniere e una gran voglia di impegnarsi politicamente per il Cantone che l’ha accolto in età prescolastica, tramite la sua militanza nelle fila dell’Unione Democratica di Centro.

Signor Durmishi, quando è arrivato in Ticino e com'è stato il primo impatto?

“Quando sono arrivato in Ticino ci siamo installati con la mia famiglia a Bodio. Mi sono integrato abbastanza facilmente, certo c’era qualche bambino che si prendeva gioco delle mie origini, ma come accade normalmente tra bambini. Non mi sono mai sentito realmente minacciato.”

Perché ha scelto l'UDC? E come concilia le sue origine e l’idea che questo partito ha a proposito degli stranieri?

“Premetto che mi riconosco nel partito UDC del Canton Ticino, che va distinto da quello nazionale per quanto concerne il suo modo di abbordare la questione degli stranieri. Nella sezione Ticinese, infatti, viene fatta una differenza tra gli stranieri che risiedono qui e i frontalieri che vengono nel nostro Cantone soltanto per lavorarci, senza viverlo ed implicarsi. Ho scelto questo partito perché mi sento molto legato alla famiglia e credo che l'UDC proponga una visione interessante che promuove la conservazione dei valori famigliari, pietra miliare della nostra società. Si tratta di un partito che lavora per sostenere le famiglie e credo che è questo che dovrebbe fare lo Stato.”

Cosa ne pensa delle reclute svizzere che recentemente si sono fotografate esibendo la bandiera albanese?

“Sicuramente gesti simili sono da evitare. Bisognerebbe accertarsi per capire se realmente si tratta di ragazzi unicamente albanesi, comunque non ci si dovrebbe attardare su questa questione. In fondo si tratta di ragazzi e credo che sia una bravata giovanile, indipendentemente dalla nazionalità.”

Lei come valuta la politica promossa dall'UDC sul rinvio dei criminali stranieri?

“La Svizzera è stata sempre presente per i più bisognosi. Credo che sia un posto ospitale per chi ne ha veramente bisogno e queste leggi sono volte soltanto a garantire il quieto vivere dei cittadini. Le autorità per questo svolgono i dovuti controlli anche se da entrambe le parti, a volte, ci sono degli abusi: sia da parte di chi controlla, che di chi richiede un permesso.”

E delle minoranze residenti in Ticino cosa ne pensa?

“Dipende, non per forza devono essere considerate delle minoranze le comunità che giungono in Svizzera. Infatti se queste si integrano nella cultura locale il problema non sussiste. Anch’io facevo parte della cosiddetta minoranza, ma ora mi sento svizzero a tutti gli effetti quindi non si pone nemmeno più la questione… Certo la mia storia non me la dimentico, ma la mia identità è composta sia dal passato che dal presente.”

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