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Farmaceutica ticinese: "Gli accordi con l'UE sono un vantaggio"
Emanuele Lopa
3 giorni fa
Un sondaggio mostra che il 61% degli svizzeri sarebbe favorevole a nuovi accordi con Bruxelles. Il presidente di Farma Industria Ticino spiega perché per il settore farmaceutico il legame con l’UE rimane cruciale.

Oltre sei cittadini su dieci sarebbero favorevoli a rafforzare gli accordi con Bruxelles. A rivelarlo è un sondaggio condotto da Gfs.bern per conto di Interpharma: per molti, i bilaterali garantiscono mercato, ricerca e prosperità. Restano però anche dei timori, che vanno dalla pressione sui salari all’aumento degli affitti dovuti alla libera circolazione.

Un contesto internazionale incerto

Il risultato arriva in un momento delicato per la Svizzera. Le nuove tariffe imposte da Donald Trump hanno reso più complesso il rapporto con gli Stati Uniti, principale partner commerciale insieme all’UE. Questa incertezza non permette di pianificare investimenti a lungo termine e spinge parte del Pae a guardare a Bruxelles come a un porto sicuro, in una scelta quasi obbligata.

La voce dell’industria

Per il settore farmaceutico ticinese, rafforzare i rapporti con l’Europa rappresenta più di un’opportunità, è una necessità. “L’Europa è uno dei nostri partner commerciali, per cui aumentare le relazioni bilaterali ha sicuramente dei vantaggi”, spiega Piero Poli, presidente di Farma Industria Ticino, a Ticinonews. A suo avviso, nuovi accordi offrirebbero benefici anche in ambito sanitario, “con la possibilità di accedere a una rete europea di allerte di risposta rapida, scambiare dati in tempo reale e partecipare a programmi di ricerca”.

Innovazione e ricerca

Secondo Poli, restare collegati al contesto europeo è “assolutamente cruciale” per un settore che vive di innovazione. Un migliore accesso a progetti congiunti su farmaci innovativi e biotecnologia garantirebbe vantaggi non solo alle aziende, ma anche ai centri di ricerca elvetici, da Basilea a Ticino.

Opportunità e sfide

Gli imprenditori, però, non nascondono le difficoltà. “L’incertezza non è mai una fonte di tranquillità”, osserva Poli. La mancanza di pianificazione a lungo termine può pesare sugli investimenti e ridurre la competitività. E se da un lato la libera circolazione delle persone ha permesso a settore di crescere e ampliare i propri orizzonti, dall’altro restano criticità legate all’accordo sui frontalieri tra Svizzera e Italia.

Ottimismo e prudenza

Sui sondaggi, Poli mantiene un approccio prudente: “Io per prendere le mie valutazioni non mi baso sui sondaggi, ma su quella che è l’economia reale”. Allo stesso tempo, intravede nell’apertura verso l’Europa “potenzialità importanti”. Come tutti i cambiamenti, conclude, “ci sono aspetti positivi e negativi, ma bisogna essere ottimisti, altrimenti non si va molto lontano”.