
Divampa la polemica tra l'Associazione svizzera fabbricanti mobili e serramenti e le organizzazioni sindacali. Ieri l'ASFMS infatti aveva portato una dura critica a queste ultime: secondo l'associazione era stato proposto ai sindacati di consentire agli impiegati del settore, su base volontaria, di lavorare dai 4 agli 8 sabati aggiuntivi da qui alla fine dell'anno. Questo, per l'ASFMS, allo scopo sia di consentire agli operai di rifarsi del salario perso durante il periodo di lavoro ridotto che di permettere alle imprese di recuperare parte del tempo perduto sulle consegne. A questa proposta il sindacato aveva risposto ponendo le sue condizioni: massimo 4 sabati aggiuntivi, con una retribuzione aggiuntiva del 25% e mai durante i periodi di ponte. Condizioni mal digerite dai rappresentanti del settore mobili e serramenti, che hanno di conseguenza accusato i sindacati di non capire la gravità della situazione a seguito dell'epidemia e di non voler consentire agli operai di recuperare i guadagni persi. Secondo l'associazione inoltre, tutto questo avviene malgrado avessero accettato di alzare gli stipendi del settore dell'1,5% a partire da maggio, questo nonostante la crisi.
La risposta di UNIAOggi UNIA ha risposto duramente con una nota stampa dal titolo "non si aiutano i lavoratori cancellando i diritti". Secondo il sindacato infatti, che ha formulato le condizioni assieme all'OCST, queste sono state stabilite dopo aver registrato lo scetticismo della propria base in merito alla proposta dell'ASFMS. Proposta degli che non avrebbe a loro parere concesso i supplementi previsti dal contratto collettivo di lavoro, con la possibilità inoltre di far saltare le ferie collettive di agosto (previo consenso dei lavoratori). Inoltre, si accusa, la controproposta dei sindacati ha portato all'immediato abbandono del tavolo negoziale da parte della controparte, che se ne sarebbe andata dopo 5 minuti. Per UNIA questo testimonia come la volontà del padronato "è evidentemente quella di far pagare la crisi ai lavoratori, deregolamentando tempo e condizioni di lavoro e liberandosi degli obblighi retributivi previsti dai CCL". Il sindacato aggiunge inoltre che si impegnerà affinché in regime di lavoro ridotto sia garantita una compensazione del 100 per cento del salario per tutti i redditi fino a 5000 franchi netti e che alle aziende beneficiarie di aiuti statali si applichi il divieto di licenziamento.
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