Ticino
“Era allegra, simpatica e non arrogante”
Immagine CdT/Chiara Zocchetti
Immagine CdT/Chiara Zocchetti
Filippo Suessli
3 anni fa
Al processo per il giallo di Muralto, l’imputato, un 32enne tedesco, sta ripercorrendo la sua vita in un lungo interrogatorio che dovrà arrivare alla notte del 9 aprile 2019 quando, secondo l’accusa, uccise una 22enne inglese

Ha 32 anni, il corpo e il volto coperti di tatuaggi e in aula si esprime in tedesco aiutato da una traduttrice, anche se si intuisce che ha imparato un po’ di italiano negli oltre due anni passati in carcere in Ticino. Ad alcune domande del giudice Mauro Ermani, infatti, risponde senza attendere la traduzione. M., cittadino tedesco, è comparso oggi al Tribunale di Lugano accusato di aver strangolato la giovane compagna nella camera 501 dell’Hotel Palma Au Lac di Muralto la notte del 9 aprile 2019. Lei aveva 22 anni, era cittadina inglese.

Assassinio o gioco erotico finito male?
Questa mattina è iniziato il processo per comprendere cosa sia successo quella notte. L’accusa, sostenuta dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, ritiene che si sia trattato di un assassinio giunto al culmine di un litigio tra i due durante il quale lei voleva lasciarlo. Lui sostiene che si sia trattato di un gioco erotico finito male, a difenderlo è l’avvocato Yasar Ravi.

“Ho percorso molte strade sbagliate”
Questa mattina, incalzato dal giudice Ermani, l’uomo ha ripercorso la sua vita. Gli studi da meccatronico e il lavoro nell’azienda di famiglia. La gioventù sconsiderata, fatta di alcol, droga, debiti e risse. “Ho percorso molte strade sbagliate”, ha detto. E poi le ha elencate: “Tutti i precedenti penali, tutti i delitti che ho commesso, non sono stato presente per i miei figli, ho trascurato le cose importanti per dedicarmi solo a me stesso”. Ha speso i soldi in alcol, droga, ma anche oggetti di lusso. Anche il denaro incassato dalla Suva per incapacità lavorativa a seguito di un incidente capitato una notte in cui guidava ubriaco. “Oggi so che bisognerebbe vivere in un altro modo. In quel momento pensavo fosse corretto spendere i soldi per me e per le mie cose”, ha raccontato. L’imputato ha parlato anche delle sue relazioni precedenti. Molte occasionali, poche serie. Una gli ha dato due figli, un’altra è terminata poco prima di aver conosciuto la vittima.

“Non era arrogante nonostante fosse ricca”
M., poi, ha parlato della ragazza inglese morta nella camera 501 dell’albergo di Muralto. L’ha conosciuta in Thailandia, durante un viaggio per cui era partito probabilmente per fuggire ai debiti e alle multe da pagare in Germania, dove sennò avrebbe dovuto scontare dei giorni in prigione. Per la Thailandia M. aveva acquistato un biglietto di sola andata. Ritornato in Europa ha continuato una relazione passionale con la giovane inglese. “Era allegra, simpatica e non mostrava arroganza nonostante avesse molti soldi”, ha detto. Ne ha parlato, però, anche come di una donna dominante con una vita dolorosa alle spalle e gusti sessuali particolari: “Frequentava il Kitkat Club di Berlino”.

Il cacciatore di teste
Ma cosa dello scapestrato tedesco aveva attratto quella ragazza inglese di buona famiglia? Il giudice Ermani ha a lungo interrogato l’imputato sulla presunta società di head hunting, di cacciatori di talenti, per cui lavorava. La giovane aveva raccontato alle amiche che il tedesco, un bravo ragazzo, potesse trovarle un impiego in Svizzera e darle la possibilità di mettere ordine nella sua vita. Addirittura, aveva raccontato la ragazza, in Thailandia girava con delle guardie del corpo. Lui, invece, ha risposto solamente di aver cercato di fondare una società di questo tipo, ma di non averla mai illusa in tal senso. Le presunte guardie del corpo, poi, erano solo degli amici con cui lui girava. Tutto ciò in un lungo interrogatorio che percorre la strada che ha portato i due amanti in quella camera d’albergo di Muralto. I drammatici momenti di quella notte di aprile del 2019, però, saranno probabilmente ripercorsi nel pomeriggio.

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