Ticino
Embargo sul petrolio: “Possibili chiusure”
Lara Sargenti
3 anni fa
Il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia proposto dall’UE prevede lo stop all’acquisto del petrolio. Stando a Luca Albertoni, presidente della Camera di Commercio ticinese, le ripercussioni dei precedenti pacchetti si fanno già sentire su decine di aziende

Il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che prevede lo stop all’acquisto del petrolio entro sei mesi, è stato proposto ai 27 membri dell’Unione europea. Lo ha annunciato oggi la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen alla plenaria del Parlamento a Strasburgo. Finora un accordo non c’è, ma qualora ci fosse, quali sarebbero le conseguenze per il nostro borsellino?

La Svizzera finora ha seguito l’UE
Il Consiglio Federale ha più volte ribadito che adotterà a cascata tutte le sanzioni decise dall’Unione europea, cosa che ha fatto finora. E il consigliere federale Guy Parmelin, interpellato dalla SRF, non si è detto particolarmente preoccupato per un embargo sul petrolio. Ma facciamo un po’ di chiarezza sui prodotti petroliferi in Svizzera.

La metà del greggio proviene dall’Africa
Sul portale dell’Amministrazione federale si legge: “I prodotti petroliferi coprono quasi la metà del fabbisogno energetico svizzero; sotto forma di carburante e combustibile, sono di importanza fondamentale per la mobilità privata e l’economia in generale”. Ovviamente il 100% del petrolio e dei prodotti raffinati in Svizzera viene importato, ma solo una minima parte arriva dalla Russia, aveva ancora spiegato Parmelin. Secondo quanto ancora pubblicato dall’Amministrazione federale, quasi la metà del greggio in Svizzera proviene infatti dall’Africa, e, più precisamente: il 39% dalla Nigeria, il 6% dalla Libia, l’1% dall’Egitto. Per la restante metà, la parte da leone la fanno Stati Uniti, Messico e Kazakistan. Per quanto riguarda invece la maggior parte dei prodotti petroliferi trasformati, come benzina e diesel, il nostro paese li ottiene dalle raffinerie della Germania occidentale, e questi non verrebbero mai riforniti con petrolio russo. Inoltre, data la sua importanza, esistono delle riserve nazionali obbligatorie di petrolio.

Prezzi verso il rialzo
Problemi di approvvigionamento non sembrano dunque prospettarsi. Tuttavia, secondo vari analisti, è altamente probabile che, a seguito delle sanzioni, il prezzo internazionale del barile aumenti. Mosca venderà di sicuro meno greggio, ma ad un prezzo più alto. Di conseguenza, anche benzina e gasolio diventerebbero più cari. Proprio oggi la NZZ ha per esempio parlato dell’aumento delle tariffe dei traghetti a Zurigo. E in Ticino?

In Ticino decine di aziende ferme, “si prospettano chiusure o trasferimenti”
Stando al presidente della Camera di Commercio ticinese Luca Albertoni le conseguenze si fanno sentire anche nel nostro Cantone in relazione ai precedenti pacchetti di sanzioni introdotti dall’Unione Europea. Decine di aziende attive nel commercio delle materie prime sono infatti ferme e non escludono trasferimenti, dichiara Albertoni. “Per molte aziende la Russia non è il mercato principale, ma per chi commercia con le materie prime e che ha come referente principale Mosca significa essere fermi al 100%. Ci sono una decina di aziende che non possono operare in questo momento e che prospettano trasferimenti o chiusure. Tutto dipende dalla durata del conflitto”.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata