
Dallo scorso 2 aprile i cittadini stranieri che richiedono il rilascio oppure il rinnovo di un permesso B (dimora) o G (frontalieri) nel nostro Cantone sono obbligati a presentare il certificato penale generale del casellario giudiziale del Paese d'origine, rilasciato da meno di tre mesi. Lo ha deciso, come noto, il consigliere di Stato Norman Gobbi per cercare di porre un freno ai crescenti abusi. Il Cantone potrà così sapere se il richiedente ha dei procedimenti penali in corso, ciò che finora era impossibile.
La decisione, come'era prevedibile, sta suscitando malcontento oltre confine.
"Uno scandalo, violati gli accordi di Schengen" tuona il sindacato Uil, oggi su La Provincia di Como.
Il quotidiano comasco sottolinea in primo luogo le difficoltà per i frontalieri che intendono chiedere un permesso per lavorare in Svizzera nell'ottenere quell'indispensabile certificato in Italia. "In questi giorni l’ufficio che rilascia i certificati penali del tribunale di Como è letteralmente preso d’assalto dai lavoratori frontalieri che stanno “correndo ai ripari” pur di non perdere un’occasione di impiego oltre confine" scrive il quotidiano comasco. "Insomma, i frontalieri italiani vengono “schedati” dai ticinesi, che possono così negare anche il permesso di lavorare nella Svizzera italiana."
"È un vero scandalo" commenta il sindacalista della Uil Roberto Cattaneo. "Anche perché sono norme che in sostanza contraddicono gli accordi bilaterali e sono anche divergenti rispetto agli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone. Per questo motivo ho informato della questione anche i nostri parlamentari Chiara Braga e Mauro Guerra, affinché indaghino sulla questione. Si tratta di un vero abuso."
"Voglio far notare che il Ticino è l’unico cantone della Svizzera che ha approvato una normativa del genere. Ci sono altri cantoni che hanno un numero di frontalieri anche superiore al Ticino, ma nessuno ha approvato una normativa così restrittiva. Lo ripeto: è un abuso e l’Italia deve assolutamente intervenire a difesa dei nostri lavoratori" ha concluso Cattaneo.
In pratica ora i frontalieri devono pagare 46,72 euro di bollo per ottenere il certificato che consente loro di lavorare in Svizzera. Ed affrontare una lunga coda al tribunale di Como. Noi ci chiediamo, sarà anche fastidioso, ma è davvero così scandaloso?
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