
Agli onori della cronaca sono nuovamente balzati i casi di automobilisti ticinesi perseguitati da società di incasso estere e svizzere che si occupano di riscuotere i pagamenti di multe che i malcapitati avrebbero ricevuto in Bosnia o Serbia. Insieme alle sanzioni vengono pure inviate delle fotografie che immortalano i veicoli colti in flagrante, con tanto di targa ticinese in bella vista. Ma nella stragrande maggioranza dei casi queste automobili non sono mai state immatricolate in Ticino e le suddette targhe sarebbero state falsificate. Da qui il sospetto che si possa trattare di una vera e propria truffa (vedi articoli suggeriti).
Il modus operandi di queste società non è tuttavia una problematica nuova alle nostre latitudini. Già lo scorso anno, infatti, il Fronte automobilisti Ticino (FAT) aveva denunciato penalmente al Ministero pubblico della Confederazione (MPC) i metodi di una società di incasso elvetica che avrebbe “compiuto atti senza autorizzazione per l'incasso forzato di multe per conto di uno Stato estero”. Da quella prima segnalazione, spiega il coordinatore del Fronte Automobilisti Ticino (FAT) Andrea Censi a Ticinonews, ne sono seguite almeno una ventina. Tuttavia, il riscontro da parte dell’MPC non è stato positivo: “Come Fronte abbiamo rappresentato alcune di queste persone, ma l’MPC ci ha detto che non c’era nessun presupposto per sporgere denuncia in qualità di accusatore privato”.
Come detto, in questi mesi i casi segnalati al FAT sono aumentati esponenzialmente: “Abbiamo raccolto diversi casi palesemente fraudolenti e li abbiamo esposti alla Sezione della circolazione, che a sua volta ha scritto all’Ufficio federale di giustizia per chiedere lumi sulla legalità del modi di operare delle società di incasso”. Il malcapitato automobilista riceve dapprima richiami da parte di società estere, alle quali subentrano dopo un po’ delle società elvetiche decisamente minacciose e poco propense a dialogare nella lingua di Dante. Senza contare le richieste di pagamento corredate da spese maggiorate del 300-400%. Queste società, va precisato, non hanno alcuna autorità esecutiva in Svizzera: “Se sono davvero nella ragione devono passare da un Ufficio esecuzione e fallimenti. Se dopo mesi questo non accade qualcosa sotto deve esserci…”.
“Il consiglio del Fronte è quello di non cedere e non pagare se si sa di avere ragione – prosegue Censi – Non fatevi spaventare dai toni intimidatori di queste società e in caso di dubbio rivolgetevi a un avvocato o al FAT stesso”. Anche perché, spiega, i dubbi sono molti: “Spulciando su internet si scopre che queste società, estere e svizzere, hanno gli stessi proprietari”.
Per Censi è ora di applicare la linea dura: “È ora che la giustizia federale prenda in mano la situazione. Non possiamo permettere che i cittadini vengano truffati così. Sappiamo che dialogare con certi Paesi spesso non è evidente, ma urge una presa di contatto. Le società che inviano richiami di pagamento fraudolenti vanno messe sotto torchio e chiuse e i loro amministratori allontanati dalla Svizzera”.
Nel mirino del FAT non vi sono solo queste presunte truffe dai Balcani. Negli scorsi mesi, infatti, il Fronte aveva chiesto chiarimenti anche sul modus operandi di agenzie che recapitavano multe e solleciti italiani di mancato pagamento dei pedaggi con costi accessori maggiorati. Da qui, appunto, la lettera inviata lo scorso giugno dal Dipartimento delle istituzioni (DI) e dalla Sezione della circolazione all’Ufficio federale di giustizia a Berna. “A scadenze più o meno regolari siamo confrontati con il problema, che non sembra avere una soluzione chiara e definitiva - aveva rimarcato il DI - In particolare queste società, svizzere o estere, trasmettono al conducente residente in Svizzera un avviso di contravvenzione commessa all'estero, chiedendone il pagamento. Ma all'importo della multa, si aggiungono spese e interessi, anche esorbitanti, e non è chiara l'autorità per cui la ditta agisce. Non viene garantita un'adeguata risposta a eventuali richieste di precisazioni, sottolinea la Sezione della Circolazione nella lettera, e lo scritto presenta "errori ortografici e una grafica poco professionale”.
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