
La sonora bocciatura popolare della riforma III della fiscalità delle imprese è al centro degli editoriali dei quotidiani ticinesi di oggi.
Perché la bocciatura della riforma III, che aveva richiesto diversi anni di lavori preparatori, costringe ora la politica a ripartire da zero. In che direzione?
Secondo l'editorialista del Corriere del Ticino, il caporedattore Confederazione Giovanni Galli, Berna farebbe bene ad analizzare il caso del Ticino, uno dei pochissimi Cantoni ad aver approvato la riforma III.
Galli sottolinea che "il Ticino, contrariamente ad altri Cantoni che si erano limitati ad annunciare riduzioni di aliquote per le società, ha previsto una compensazione in favore delle persone fisiche".
"Questa bilanciatura ha avuto sicuramente un ruolo, contribuendo anche ad indicare la strada agli altri in vista di un'eventuale nuova votazione" aggiunge Galli, secondo cui in ogni caso "rimettere insieme i pezzi non sarà facile."
"Fa bene intanto il Consiglio di Stato a capitalizzare il risultato, cogliendo la palla al balzo per rafforzare nella sostanza e anche a livello di immagine la piazza economica locale" scrive ancora l'editorialista del Corriere del Ticino.
Galli saluta poi positivamente il fatto che tutti si siano detti concordi sulla necessità di agire in fretta. "Ma i conti vanno fatti anche con l'oste, le società a statuto speciale" evidenzia l'editorialista, secondo cui il voto di ieri aggiunge ulteriore incertezza alle incognite del post 9 febbraio, alla perdurante forza del franco e alle minacce di chiusure protezionistiche provenienti da oltre oceano. "Più si ritarda a trovare soluzioni in grado di fornire garanzie e ripristinare condizioni quadro ottimali per la piazza economica, peggio è."
Un parere condiviso anche dalla direttrice del Giornale del Popolo Alessandra Zumthor, che non a casa titola il suo editoriale "Ma il mondo non ci aspetta".
Zumthor sostiene che la bocciatura della riforma III "pone non pochi grattacapi" al nostro Paese, che deve al più presto trovare un nuovo progetto conforme sia al voto di ieri, sia alle richieste del contesto internazionale. "Su questo punto è auspicabile che i promotori del referendum, vincitori al voto popolare ma ora attesi alla prova delle proposte concrete, abbiano fino in fondo lucidità di analisi e vedute, non solo a livello locale ma globale" scrive. "Perché vorremmo evitare di lamentarci troppo tardi, quando i buoi potrebbero essere scappati dalla stalla."
Anche Zumthor scrive poi di ritenere che il sì ticinese sia legato ai pacchetti di proposte economico-sociali elaborati dal Governo cantonale, mentre "nel resto della Confederazione queste argomentazioni sono risultate poco o per nulla sentite."
Fatto sta che ora bisogna rimettersi al lavoro "nel migliore spirito democratico", ricordando "che nello spietato panorama ijnternazionale non possiamo arrivare con proposte ingenuamente inadatte, o calibrate solo sul nostro piccolo contesto nazionale. Il mondo, purtroppo, non ci aspetta", conclude Zumthor.
Il vicedirettore de La Regione Aldo Bertagni, infine, dedica il suo editoriale in particolare ai tre referendum della sinistra, uno dei quali è stato accettato dal popolo ticinese. Sulla riforma III Bertagni si limita a scrive che "la maggioranza dei ticinesi ha riconosciuto le scelte e la bontà della politica finanziaria sin qui condotta dalla maggioranza governativa e dal Consiglio di Stato."
"Non era scontato, non lo era davvero" conclude Bertagni.
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