
Come da tradizione annuale, sul passo del San Gottardo si è tenuta la Santa messa per la Festa nazionale. La novità quest'anno era però ovviamente la presenza di monsignor Valerio Lazzeri, al suo primo natale della Patria da vescovo.
Protagonista della celebrazione è però stato anche il maltempo, che ha obbligato a celebrare la messa all'interno del piccolo fortino, obbligando così alcuni presenti a seguirla comunque dall'esterno, sotto la pioggia. La partecipazione è comunque stata calorosa.
“ 'Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua'. Carissimi fratelli e sorelle, questa parola di Gesù non deve indurci oggi a coltivare atteggiamenti di lamento o di recriminazione, a nutrire pensieri negativi verso un mondo che non ci capisce e non ci stima." Queste alcune delle parole del vescovo, che non ha mancato di interrogare i presenti: "Non siamo, infatti, proprio noi cristiani, noi che ci diciamo credenti, i primi a sottovalutare la forza della Parola che siamo chiamati a portare e alla quale siamo stati affidati? Non siamo noi a offuscarla fino a renderla quasi inefficace con le nostre grettezze e meschinità? Quante volte siamo disposti a fare leva sui sentimenti più istintivi e irriflessi di auto-protezione pur di raccogliere qualche consenso? Eppure, niente nel vangelo ci garantisce di poter sempre piacere a tutti, sempre e in ogni caso."
Il vescovo ha spiegato quello che deve essere il significato di 'natale': "Siamo qui per celebrare da cristiani quello che, con felice espressione, siamo soliti chiamare il “Natale della Patria”. “Natale” significa nascita e la nascita si dice solo di un organismo vivo, destinato a crescere e a essere fecondo, non a trasformarsi in un grumo di paure, in uno sterile sistema di protezione d’interessi individuali o collettivi, accorpati solo per calcolo o comodità.
Come da tradizione la celebrazione si è conclusa con l'inno svizzero e i corni delle Alpi, ma prima Lazzeri ha precisato quello che a suo parere è il giorno in cui si celebra la Festa nazionale: "Memoria, compagnia con gli uomini e le donne del nostro tempo, profezia: sono le parole da registrare, a mio avviso, in questo Primo di agosto.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata