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Dumping salariale, il Gran Consiglio si divide sull’iniziativa dell’Mps
© Fotogonnella
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Redazione
3 giorni fa
Due rapporti contrapposti in vista del dibattito di novembre: per la maggioranza il Ticino controlla già abbastanza, per la sinistra serve un’azione più incisiva contro il dumping.

L’iniziativa popolare "Rispetto per i diritti di chi lavora", lanciata nell'ottobre del 2019 dal Movimento per il socialismo (Mps), approderà a metà novembre sui banchi del Gran Consiglio con due rapporti diametralmente opposti. Da una parte la maggioranza della Commissione economia e lavoro – composta da PLR, Centro, Lega, UDC e Avanti con Ticino & Lavoro – che raccomanda di respingere il testo; dall’altra PS e Verdi, favorevoli all’iniziativa e firmatari del rapporto di minoranza. La proposta mira a rafforzare la lotta al dumping salariale attraverso quattro misure principali: l’obbligo di notifica per ogni contratto di lavoro, il potenziamento dell’ispettorato (con un ispettore ogni 5'000 lavoratori), la creazione di una sezione dedicata alle discriminazioni di genere e la pubblicazione regolare di statistiche sui salari.

Le due posizioni

Per la maggioranza - si legge sul Corriere del Ticino -, rappresentata dalle deputate Cristina Maderni (PLR) e Raide Bassi (UDC), il sistema ticinese funziona già bene: i controlli sono più numerosi che altrove e la maggior parte delle aziende rispetta la legge. L’iniziativa, sostengono, introdurrebbe burocrazia inutile e costi eccessivi. Diversa la posizione della sinistra. Nel suo rapporto, Fabrizio Sirica (PS) parla di “estrema gravità” del dumping salariale in Ticino, dove i salari sono rimasti quasi fermi tra il 2010 e il 2022 e la quota di frontalieri è raddoppiata. Resta però un nodo centrale: i costi. Governo e maggioranza stimano 160 nuovi ispettori e 18,5 milioni di spesa, mentre per la minoranza ne basterebbero 53 e meno di 6 milioni. Una divergenza destinata a pesare nel dibattito parlamentare – e, forse, anche alle urne.