
Nonostante i quasi undici anni trascorsi dall’inizio della vicenda, forse avrà commentato proprio così, cioè con una frase banale ma tutto sommato significativa: "Tutto è bene quel che finisce bene". Lo scorso maggio mancavano sette mesi all’anniversario. Undici anni, cioè, da quando iniziò la sua vicenda processuale. E lo scorso maggio finalmente il "procedimento lumaca", il più lungo della storia giudiziaria ticinese recente, ha visto la parola fine. Roberto Rivera, trader comasco 50enne, è stato assolto da ogni accusa con un decreto di abbandono. Tutto ma proprio tutto cancellato. Oltre alla restituzione degli 8 milioni sotto sequestro.Come racconta il Caffè, sulle spalle di Rivera gravavano reati pesanti riconducibili al crac (ma non solo) della AstonBank di Lugano. Su questa banca - fallita creando un buco di una ventina di milioni - si appoggiava un fondo di Rivera. Il trader, considerato un "genio della finanza", il 23 dicembre del 2008 si vide sequestrare poco più di tre milioni di franchi. E venne accusato di tutto e di più. Dall’amministrazione infedele alla falsità in documenti, dalla bancarotta fraudolenta alla frode per arrivare al riciclaggio aggravato.Da allora le fasi dell’inchiesta si sono attorcigliate. Le carte sono passate da un procuratore all’altro. Il che ha contribuito a rallentare ulterioremente il "procedimento lumaca". Anche le strategie di difesa di Roberto Rivera sono mutate nel tempo. Dopo anni di silenzio, ecco alcuni affondi nell’inverno del 2017. Contro molti. Forse contro tutti. Lettere e appelli da Lugano a Roma sino a Berna. Interrogativi, peraltro irrisolti a quel che è dato sapere, sulle modalità delle indagini.
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