
I docenti del Liceo di Bellinzona lanciano un appello forte e chiaro alle autorità cantonali: serve un deciso cambio di rotta nella gestione del personale pubblico. Con una risoluzione approvata il 30 aprile 2025, il Collegio Docenti prende posizione contro le misure di contenimento della spesa che da oltre trent’anni – secondo quanto affermano – hanno eroso il ruolo strategico dei servizi pubblici, indebolendo la capacità dello Stato di rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più vulnerabile.
“Adeguare i salari, investire nel servizio pubblico”
La richiesta è puntuale: un aumento del 3% degli stipendi dei dipendenti pubblici a partire dal prossimo preventivo, per compensare almeno parzialmente il 6% di potere d’acquisto perso negli ultimi cinque anni. Una proposta che, secondo i docenti, rappresenta il primo passo verso una politica del personale più giusta e sostenibile. «Negli ultimi decenni – si legge nella risoluzione – esprimere dissenso dopo l’approvazione del preventivo non ha portato risultati. Per questo ci muoviamo ora, in anticipo». Il documento si inserisce nel solco di un confronto politico già avviato con il Cantone, proseguito con manifestazioni simboliche come l’apertura straordinaria della scuola nei giorni del 20 dicembre e del 7 gennaio.
“Nessuna disparità col privato, anzi: siamo i più penalizzati”
I docenti contestano la narrazione secondo cui il pubblico godrebbe di condizioni migliori rispetto al privato. Citando dati ufficiali dell’UST (2022), affermano che l’evoluzione salariale nel settore pubblico ticinese è stata inferiore a quella del privato, e che le condizioni retributive e pensionistiche sono progressivamente peggiorate, mentre il carico di lavoro è aumentato. In Ticino, denunciano, il basso livello salariale è una delle cause principali della povertà crescente. Secondo i dati Eurostat 2023, oltre il 35% della popolazione del Cantone è a rischio di povertà o esclusione sociale – una delle percentuali più alte d’Europa.
Una visione ampia: qualità del servizio e futuro del Cantone
L’appello dei docenti non è solo una rivendicazione salariale, ma un’esortazione a investire nel servizio pubblico, considerato una leva fondamentale per la coesione sociale e il rilancio economico del territorio. «Non chiediamo privilegi, ma condizioni adeguate per garantire un’istruzione di qualità», scrivono. «Tagliare oggi significa indebolire le basi del domani».
Un invito all’azione collettiva
La risoluzione si chiude con un appello al dialogo e alla mobilitazione, non solo all’indirizzo delle istituzioni, ma anche delle organizzazioni sindacali e professionali che ruotano attorno al mondo scolastico e del pubblico impiego: MDS, OCST, RDP, VPOD.