
È di ieri la tragica notizia della morte di cinque persone, due piloti e tre passeggeri, nella caduta di un aliante e di un aereo da turismo sopra Bivio (GR). Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti è che i due velivoli si siano scontrati tra loro. Teleticino ha intervistato il capitano Roberto Battaglioni, ex pilota Swiss, per saperne di più sulla possibile dinamica. Secondo Battaglioni, che per caso si trovava sul posto proprio nei giorni scorsi, ad essere pericoloso sabato, più che la zona, potrebbe essere stato il caldo dovuto al bel tempo: “Il volo sportivo, specialmente nelle montagne, presenta delle insidie, magari sottovalutate da diversi piloti. Tra queste i venti, la temperatura e la densità dell’aria. Io per caso ero in zona per ragioni famigliari e faceva molto caldo per la stagione: se l’aria è molto calda la densità della stessa diminuisce, e questo crea problemi di portanza per i velivoli”.
“L’aliante non è più pericoloso degli altri aerei”
Per quanto riguarda il tipo di aerei coinvolti, questo secondo Battaglioni non dovrebbe aver fatto troppo la differenza: “Gli alianti sfruttano le correnti ascendenti, quindi vanno in luoghi dove c’è una salita d’aria che li porta in quota per poi scendere veleggiando. Mentre gli aviomotori per definizione vanno dritti alla loro destinazione. L’aliante non è più pericoloso di un altro aereo, solo bisogna sempre tener conto di dover atterrare: se c’è un problema, visto che l’aliante non ha un motore, questo deve poter atterrare in un posto sicuro”.
“Uno o due incidenti all’anno nelle Alpi”
Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti è, appunto, che si sia verificata una collisione tra i due velivoli. Fatto non così raro, come ci spiega Battaglioni: “In Ticino ce n’è una ogni due o tre anni, forse di più. Ma sulle Alpi, d’estate, uno o due incidenti li abbiamo sempre, magari non con esito fatale ma spesso legati soprattutto a problemi a livello di potenza, visto il vento in montagna”. “Questo avviene soprattutto quando i piloti non sono svizzeri”, continua Battaglioni, “ma persone che non hanno fatto un’istruzione qui da noi e non conoscono le Alpi. Un esempio è il pilota tedesco che partendo da Amburgo, dove non ci sono assolutamente montagne, vuole raggiungere Milano attraversando le Alpi. Può incontrare dei problemi se non è adeguatamente preparato”.
Nessun dispositivo anticollisione? “Tecnologia militare”
L’elemento più problematico del volo sportivo è la non-obbligatorietà di dispositivi anticollisione, basandosi quindi esclusivamente sulle competenze dei piloti: “Per avere questo tipo di controllo ci vorrebbe un radar militare da bassa altitudine, che però appunto viene utilizzato per scopi militari, non per scopi civili. Sono apparecchiature molto sofisticate e non ne vale la pena”. Tuttavia “il pilota sportivo per ottenere la licenza deve effettuare anche i cosiddetti ‘voli in montagna’ con un istruttore e deve essere a conoscenza dei pericoli. Poi chiaro, un incidente può sempre succedere ma fondamentalmente il pilota è a conoscenza delle insidie cui si è soggetti nel volare in montagna, e questo è un pilastro della formazione.” Infine, conclude Battaglioni: “Bisogna dire che in questo settore dello spazio aereo si parla di volo a vista, che è basato sul vedere e farsi vedere. Se per caso o destino i due piloti in quel momento non si sono visti può succedere che si scontrino”.
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