Berna
Dimissioni Amherd, un colpo di scena commentato e analizzato dal Ticino
Redazione
3 mesi fa
Tra successi e difficoltà politiche, i giornalisti ticinesi Luca Faranda, Giovanni Galli e Stefano Guerra analizzano le motivazioni e le conseguenze delle dimissioni della consigliera federale.

Viola Amherd, consigliera federale dal 2019, ha annunciato ieri le sue dimissioni. Amherd, che ha ricoperto il ruolo di capo del Dipartimento federale delle difese, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), ha deciso di lasciare il governo dopo un periodo di riflessione. La sua decisione è stata accolta con sorpresa e ha suscitato reazioni diverse in tutta la Svizzera. In questo senso, la prima domanda che è sorta spontanea è se le richieste di dimissioni da parte dell’UDC abbiano influito o meno sulla sua scelta. “Non sono così convinto che possano aver influito. In ogni conferenza stampa le venivano poste domande in merito alle sue possibili dimissioni”, ci spiega Luca Faranda, giornalista del Corriere del Ticino. “Non credo quindi che la richiesta dell’UDC abbia accelerato le cose. Ritengo che lei avesse già intenzione di lasciare al termine del suo anno presidenziale. Tuttavia, pare strano il fatto che lo abbia deciso nonostante ci fossero queste esplicite richieste da parte dei democentristi. È abbastanza inusuale”. Quello che ha stupito maggiormente Faranda sono le tempistiche. “Si poteva immaginare che avrebbe aspettato un mese o due, oppure la sessione successiva”, ci spiega. “Questo ha quindi colto un po’ tutti di sorpresa. Ma non credo che la richiesta dell'UDC abbia influito in alcun modo”. A sorprendere non sono solo le tempistiche di queste dimissioni, ma anche quando avranno effetto. "Fine marzo è effettivamente un termine abbastanza stretto”, continua Faranda, “sia per l'eventuale richiesta di candidati sia per il tempo tecnico per organizzare la successione. Il Centro ha comunque reagito rapidamente, già lunedì farà un incontro tra i vertici del partito e del gruppo parlamentare per tracciare la via per arrivare a marzo a eleggere il suo successore”.

Galli: “Si apre una fase politica interessante”

Dal canto suo,  nell’editoriale di oggi il giornalista del CdT Giovanni Galli sostiene che “la sorpresa è giustificata per la scelta di tempo ma relativa, perché le possibili dimissioni di Viola Amherd nel corso del 2025 erano da parecchio una voce ricorrente”. Per Galli, la consigliera federale è reduce da un anno presidenziale intenso, “che l’ha proiettata più volte sulla ribalta internazionale”. Ma per il giornalista anche la situazione interna non era delle più rosee, “sia per i problemi emersi nel suo dipartimento, sia per alcune scelte forti - come la ricerca di una maggiore collaborazione internazionale in campo militare -, che le hanno attirato un crescendo di critiche e di attacchi, in un clima divenuto vieppiù ostile”. Senza troppi giri di parole, Galli ritiene che le ragioni delle dimissioni di Viola Amherd non sono state esplicitamente dichiarate, ma le circostanze suggeriscono che la partenza della sua assistente e confidente, Brigitte Hauser-Süess, abbia avuto un ruolo importante. “Amherd, la prima donna a ricoprire il ruolo di ministra della Difesa in Svizzera, ha vissuto un periodo complesso, alternando successi, errori e riforme ancora difficili da valutare”. Galli sottolinea i successi significativi di Amherd, come il rinnovo della flotta di aerei da combattimento e l’aumento del bilancio dell’esercito, specialmente in risposta alla guerra in Ucraina. Tuttavia, sono emersi anche diversi problemi, tra cui conflitti con il ministro delle Finanze Karin Keller-Sutter, difficoltà nella gestione delle risorse dell'esercito e questioni interne alla Difesa, come il caso dei carri armati Leopard 1 e le tensioni nel Servizio delle attività informative della Confederazione. “Amherd ha lasciato un dipartimento che, sebbene abbia introdotto alcune novità, continua a essere afflitto da sfide organizzative e di leadership, con un distacco dai vertici militari. Il suo successore dovrà affrontare il difficile compito di ricostituire le capacità di difesa del paese”. Le dimissioni di Amherd aprono anche una fase politica interessante, con una corsa alla sua successione che, come evidenziato da Galli, non è ancora decisa e vedrà diversi candidati in competizione. “Il presidente del partito Gerhard Pfister, dimissionario, parte in pole position, ma questo non significa che avrà la strada spianata per il Consiglio federale, come l’avevano avuta in passato i suoi predecessori Flavio Cotti e Doris Leuthard. Altri tempi, altre condizioni. Anche perché internamente il consenso non è granitico e la concorrenza si farà sentire”.

Guerra: “La sua uscita dal DDPS potrebbe favorire l’UDC”

Sulle pagine della Regione, il giornalista Stefano Guerra ha voluto ricordare invece come nel 2018 il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) fosse considerato “un incarico poco ambito, tanto che Viola Amherd, appena eletta in Governo, avrebbe preferito il Dipartimento di giustizia e polizia. Tuttavia, come ultima arrivata, dovette accettare la guida del settore, che per oltre 20 anni era stato sotto il controllo dell'UDC”. Quattro anni dopo, con l'invasione della Russia in Ucraina, Guerra afferma che il ruolo di Amherd divenne improvvisamente cruciale, e l'esercito svizzero, che aveva subito tagli significativi, riacquistò importanza nel contesto della nuova realtà geopolitica. “Amherd si trovò così a dirigere un settore che, pur non essendo il suo campo d'origine, divenne fondamentale”. Nonostante i risultati ottenuti, come l'acquisto dei jet F-35, l’aumento del budget per l’esercito, e i successi diplomatici in Ucraina e con l'UE, “Amherd ha sempre dato l'impressione di essere politicamente isolata e di non essere riuscita a costruire forti alleanze. La sua decisione di dimettersi a sorpresa, a soli 62 anni, lascia intravedere un rapporto ambivalente con il potere”. Guerra sottolinea infine che la sua partenza arriva in un momento in cui la difesa è diventata una priorità nel piano finanziario della Confederazione, “e questo potrebbe segnare un passaggio strategico per il suo partito”. La sua uscita dal DDPS, suggerisce il giornalista, “potrebbe favorire l'UDC nel riconquistare il dipartimento, mentre il PLR potrebbe essere costretto a prendere decisioni strategiche già nei prossimi mesi, evitando di rinviare la partita a elezioni più rischiose”.