
La diga del Sambuco verrà innalzata di 15 metri. Conclusi gli studi di fattibilità e gli esami ambientali preliminari e avviata la procedura di modifica del Piano direttore cantonale, ora si è entrati definitivamente nella fase due, quella della progettazione di massima. Un potenziamento dell’idroelettrico necessario all’approvvigionamento energetico del nostro Cantone, ma non solo. Il progetto rientra infatti nell’ambito della Strategia energetica 2050 della Confederazione e all’interno del Piano energetico e climatico cantonale. “È un progetto strategico per il Canton Ticino, ma anche a livello federale”, sottolinea il direttore del DFE Christian Vitta. “Il fatto di essere stati riconosciuti fra i 15 progetti prioritari a livello nazionale ci facilita a livello procedurale, ma ci dà anche accesso a dei sussidi. Possiamo accedere fino al 60% dei sussidi sui costi di innalzamento della diga”.
Più energia in inverno
Il progetto rientra in uno dei 15 per l’aumento della produzione invernale identificati dalla «Tavola rotonda per l’idroelettrico» promossa dalla Confederazione. La diga passerà così da 130 a 145 metri, aumentando del 27% la capienza del lago, per un totale di 80 milioni di metri cubi, corrispondenti a un potenziale di 46 GWh di energia invernale supplementare.
La centrale di Peccia e il bacino di compenso
Oltre all’innalzamento della diga, verrà potenziata e rinnovata la centrale di Peccia e ampliato il bacino di compenso. “Per quanto riguarda la centrale, andremo a sostituire le due turbine e le due pompe con dispositivi più potenti”, spiega il direttore delle Officine idroelettriche della Maggia Marold Hofstetter. “In termini di megawatt sarà un incremento del 20-30%. Il bacino aumenterà di 50mila metri cubi e il tutto dovrebbe permetterci di dare più flessibilità all'esercizio, non solo alla centrale di Peccia, ma anche alle centrali sottostanti, come quelle di Cavergno e di Verbano”.
Attenzione all’ambiente
Diversi dunque gli interventi previsti, con cinque cantieri per il 2027 che modificheranno e amplieranno le realtà già esistenti. I lavori di innalzamento della diga e quelli di rinnovo della centrale richiederanno un investimento di oltre 120 milioni di franchi. Gli interventi non modificheranno tuttavia l’ambiente circostante, assicura il direttore del Dipartimento del Territorio Claudio Zali. “Fortunatamente è un progetto rispettoso dell'ambiente. È un'ubicazione fortunata e ci saranno gruppi di lavoro dedicati per approfondire questi temi”.
La collaborazione tra OFIMA e AET
C’è però un aspetto delicato relativo al progetto. Il finanziamento dell’opera, così come la progettazione e l’esecuzione dei lavori, è previsto lo assuma Ofima. E questo malgrado nel 2035 l’impianto idroelettrico, denominato Maggia I, passerà al Cantone nel 2036 nelle mani dell’azienda elettrica ticinese. “I rapporti sono molto buoni”, precisa il direttore di AET Roberto Pronini. “Dall’inizio della concessione il Cantone aveva il 20% nel CdA, è azionista. È chiaro che gli azionisti storici non sono entusiasti del fatto che il Cantone riprenderà le sue acque. Ma era chiaro dall'inizio e c'è un rapporto costruttivo e sereno”. La collaborazione, nonostante il dispiacere, è sostenuta anche dal direttore OFIMA Marold Hofstetter: “È difficile pensare che, ora che facciamo un grande progetto, poi dovremo consegnarlo al Cantone. D’altra parte, la consapevolezza di fare un progetto estremamente utile per il sistema energetico svizzero e che dà un maggiore valore a tutto l'impianto OFIMA, è gratificante e ci motiva altamente”.