
Le carceri ticinesi stanno affrontando un sovraffollamento senza precedenti. L'allarme è stato lanciato da Stefano Laffranchini, direttore delle Strutture carcerarie, e Frida Andreotti, a capo della Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni. Una notizia che ha portato i deputati Udc Alain Bühler (primo firmatario), Andrea Giudici e Aline Prada, ad interrogare sul tema il Consiglio di Stato. "A livello svizzero", scrivono, "il 74% dei detenuti è straniero, ma tra questi solo 1'330 hanno un permesso di soggiorno regolare, 716 sono richiedenti l’asilo, e 2'850 si trovano in situazione irregolare". In Ticino, "nel 2023, il 73% dei detenuti era straniero. Una parte di questi è composta da persone non domiciliate, entrate nel paese solo per delinquere, rientrante nel fenomeno del cosiddetto 'turismo criminale'".
L'iniziativa "scarsamente applicata"
Nel 2010, ricordano nel testo dell'interrogazione, "l’iniziativa popolare 'per l’espulsione dei criminali stranieri' è stata approvata dal Popolo svizzero e ticinesi e ha introdotto l’art. 121 cpv. 3-6 della Costituzione federale, poi tradotto nell’art. 66a Cp, che prevede l’espulsione obbligatoria per reati gravi, salvo 'casi di rigore'. Tuttavia, i dati evidenziano una scarsa applicazione del meccanismo: nel 2023, in Ticino, solo il 62% delle espulsioni ordinate è stato eseguito. A ciò si aggiunge, secondo dati in nostro possesso, il fatto che la cosiddetta clausola di rigore è invocata dai giudici in circa il 40% dei casi a livello nazionale". Numeri che, concludono i tre gran consiglieri, "suggeriscono che una parte rilevante del sovraffollamento carcerario potrebbe essere causata anche dalla presenza di criminali stranieri recidivi, che non sono stati espulsi al termine della prima condanna. Una migliore applicazione dell'espulsione obbligatoria prevista dalla Costituzione potrebbe contribuire ad alleggerire la pressione sulle strutture carcerarie, migliorare la sicurezza e rispondere in modo più coerente alla volontà popolare espressa nel 2010".
Le domande poste al Consiglio di Stato