
Il consigliere di Stato Norman Gobbi è stato interrogato oggi dal Procuratore generale Andrea Pagani come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sulla demolizione del centro sociale Il Molino avvenuta nella notte tra il 29 e il 30 maggio 2021.
Il SOA: "Un'operazione preparata a tavolino"
“Dopo quasi 4 anni è finalmente apparsa a chiare lettere la responsabilità del defunto sindaco di Lugano Marco Borradori, nonché del capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi”, si legge in un comunicato sulla questione del SOA Il Molino. “Come poteva essere altrimenti? ‘La polizia esegue gli ordini dell’autorità politica’, ha ribadito a più riprese il sostituto del comandante della polizia cantonale, Lorenzo Hutter”. Sbiancate le parti di testo “che il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi si è tanto prodigato per mantenere segrete, a chi sembra ancora possibile offuscare la chiara matrice leghista e di un certo tipo di centro-destra nostrano di questa operazione repressiva contro l’autogestione, preparata a tavolino già svariati mesi prima del 29 maggio 2021?”
Le domande
Gli autogestiti si chiedono poi chi ancora può credere sinceramente alle parole di coloro che affermano che si sia confuso “tutto” con “tetto”, che ci sia stato un equivoco nella decisione degli stabili da radere al suolo, “optando guarda caso per la distruzione della parte abitativa del centro sociale? Che il tutto sia riconducibile a un problema di ‘comunicazione claudicante’, di cui Gobbi non fosse al corrente, quando per tale operazione si prevedevano ‘feriti, se non morti, ore di scontri, con la possibilità di prendere gli occupanti per fame durante giorni’”?
"Nessuna fiducia nella giustizia statale"
Gobbi, alcuni mesi prima dello sgombero, affermava su TeleTicino “che se fosse stato per lui l’ex Macello l’avrebbe sbaraccato da un pezzo, dando prova a posteriori di una sincerità disarmante. Chissà se quando è stato interrogato ha dato prova della stessa sicurezza o se ha sfoderato da sotto la manica qualche scusa o giustificazione ben collaudata durante i 4 anni trascorsi”. Il Soa afferma infine di non avere nessuna fiducia nella giustizia statale, “malleabile dal potere a dipendenza dei bisogni del governante di turno, influenzata da interessi economici e ricatti politici. Quello che ci preme rimarcare e che ci sembra emergere in maniera lampante da tutta questa vicenda sono l’ipocrisia e la doppia faccia incarnate da un uomo e da un partito politico che da decenni fanno della sicurezza e della legalità i propri cavalli di battaglia, mentre sono i primi a calpestarle e piegarle ai propri interessi personali”.
