
Non è vero che non è necessario il cosiddetto passaporto mortuario per trasportare le salme dall'Italia alla Svizzera. A ribadirlo, è il presidente dell’Associazione della Svizzera italiana Impresari Onoranze Funebri (STIOF) Emiliano Delmenico dopo la polemica scoppiata oltre confine concernente i tempi di rilascio del documento a Como (vedi correlati). Comune, che da ormai due anni è sprovvisto di un crematorio e quindi i cittadini lariani devono rivolgersi ad altre strutture. Tra queste c'è anche quella di Chiasso.
Proprio alcuni giorni fa il consigliere comunale Vittorio Nessi (Svolta Civica) ha inoltrato un'interrogazione al Municipio di Como per chiedere come mai venga preteso il rilascio di tale passaporto visto che "il Governo svizzero e quello italiano hanno trovato un accordo di traslazione di salme che non ne menziona la necessità".
Ma come spiega Delmenico, la procedura è tutt'altro che semplice: "Si tratta di un malinteso, in quanto sia nella Convenzione internazionale del 1937 riguardante il trasporto di cadaveri tra Paesi confinanti (Italia, Svizzera, Austria, Francia e Germania) sia nell'accordo speciale tra il Governo svizzero e quello italiano del 1951, risulta l'obbligo di presentare questa carta. Dirò di più. Il 9 aprile 2018 l'Associazione di categoria italiana ha indirizzato una richiesta all'Ufficio della sanità cantonale, il quale ha risposto dicendo che la carta di passo per cadaveri è necessaria come da prima, visto che i citati sono sempre in vigore, aggiungendo i seguenti ulteriori documenti: i dati completi del defunto, il certificato di decesso, la carta di passo per cadavere, il percorso e il tipo di veicolo.
RQ
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