Ticino
Delitto di Muralto, condanna a 18 anni
Immagine CdT
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Filippo Suessli
3 anni fa
Il 32enne tedesco che il 9 aprile del 2019 uccise la compagna nella stanza 501 dell’Hotel La Palma Au Lac è stato condannato per omicidio intenzionale

Nella camera 501 dell’Hotel La Palma Au Lac di Muralto, il 9 aprile 2019 si è consumato un omicidio intenzionale. È questa la conclusione a cui è arrivata la corte della assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani. Il 32enne tedesco, responsabile della morte della 22enne inglese con cui aveva da poco avviato una relazione, è stato infatti condannato a 18 anni di reclusione e all’espulsione dalla Svizzera per 12 anni. Secondo la corte il delitto è avvenuto a causa della rabbia nel corso di una lite e non per ragioni economiche (che avrebbero portato probabilmente a una condanna per assassinio). “Resta comunque un omicidio intenzionale di livello particolarmente elevato, prossimo all’assassinio”, ha detto il giudice. “Ha dimostrato di essere in grado di uccidere una giovane donna che gli aveva dato amore e soldi, perché incapace di contenere le proprie emozioni per essersi sentito abbandonato”, ha sentenziato la corte. L’uomo è stato condannato anche per falsità in documenti, contravvenzione alla Legge sull’assicurazione infortuni e lesioni gravi intenzionali (per un altro episodio).

L’impostore

“Ha sempre lavorato poco e ha iniziato presto ad avere problemi con alcol e stupefacenti”, ha detto Mauro Ermani, descrivendo la personalità del tedesco. “Nel rapporto con le donne è sempre prevalso l’aspetto opportunistico”, ha aggiunto il giudice, che ne ha sottolineata l’abitudine a non pagare gli alimenti per i figli nonostante le spese ingenti per abiti e divertimenti. “Lui ritiene che nulla deve, ma tutto gli è dovuto”. Il giudice ha descritto poi la vittima come una ragazza generosa, ingenua e che non sopportava le bugie. E proprio su questo punto, la corte ha ritenuto che l’imputato si sia mostrato con la vittima diverso da ciò che era in realtà: di successo e gran lavoratore. Un impostore, ha detto il giudice.

La carta di credito

Verso le due, quando i due erano in discoteca, lei avrebbe voluto rimanere, mentre lui avrebbe voluto rientrare. Alla fine, sono rientrati. Prendendo l’ascensore, secondo l’imputato, lui ha fatto cadere la carta di credito di lei nel farle uno scherzo, carta che sarebbe stata ritrovata mesi dopo. “La corte non ha creduto a questa versione”, ha detto Mauro Ermani. Una storia poco verosimile e che non concorda con i fatti accertati. “L’episodio della carta di credito è molto più compatibile con il racconto del vicino di camera che nella notte ha sentito aprirsi la porta e qualcuno uscire”, ha aggiunto il giudice.

Non attendibile

La corte, ha continuato il giudice nel motivare la sentenza, ha giudicato il 32enne inattendibile. In particolare, per i troppi “non ricordo” su fatti che non è possibile dimenticare, mentre i ricordi raccontati dall’imputato sono quelli in grado di confermare le sue versioni dei fatti. “In contrasto con numerosi elementi oggettivi e incontrovertibili”, ha sentenziato Ermani. Non ha quindi creduto alla versione del gioco erotico, anzi secondo la corte non vi sarebbero stati rapporti sessuali. Per la corte, invece, in quella camera dopo il rientro dalla discoteca vi è stata una violenta lite. “Si può serenamente escludere la credibilità della versione dell’imputato. La sua è stata una versione di comodo, rabberciata qua e là”.

L’orario del decesso

“Certo, manca l’accertamento dell’orario preciso del decesso. Fattore che sarebbe probabilmente stato sufficiente per accertare i fatti”, ha detto Ermani, ricordando gli errori del primo medico legale giunto sul posto. I soccorritori però, ha detto il giudice, hanno avuto l’impressione che la donna fosse morta da un po’. Inoltre i dispositivi elettronici dei due mostrano degli spostamenti che sono compatibili con una morte avvenuta ben prima delle sei e mezza, quando i soccorsi sono giunti sul posti dopo che il tedesco è sceso a lanciare l’allarme.

Un atto intenzionale

“Vi sono indizi convergenti che corroborano la tesi di un atto intenzionale”, ha spiegato Ermani. Tra questi indizi ha citato i danni nella camera e le parole udite dai vicini di camera, che sono spiegabili con una lite tra i due. Lite molto simile a una avvenuta solo pochi mesi prima durante la rottura con una precedente compagna, durante la quale l’imputato ha reagito con capricci e violenza.

Il perito di giochi erotici

Mauro Ermani ha anche sottolineato come avrebbe preferito sentire un perito esperto di pratiche sessuali estreme. Perito che era stato proposto dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, ma che su opposizione della difesa era stato negato dalla Corte dei reclami penali. Nonostante questo, la corte è giunta alla conclusione che gli indizi non portano a pensare che i due praticassero l’asfissia erotica. E, anzi, dopo una lite la vittima difficilmente avrebbe accettato di avere dei rapporti sessuali.

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