
È stato condannato al carcere a vita per il reato di assassinio il 44enne che due anni fa uccise il custode delle scuole di Aurigeno, suo rivale in amore. “Raggiungendo la vittima a casa sua”, ha detto il presidente della Corte Amos Pagnamenta durante la lettura della sentenza e sposando appiene la tesi della pubblica accusa, “inseguendola nonostante fosse in compagnia del figlio, sparandole alle spalle al centro schiena e smettendo solo quando l’uomo era inerme a terra, ha agito in modo premeditato, codardo e con estrema freddezza per uno dei motivi più futili: non poteva accettare di essere rimpiazzato da un altro uomo”. “La sua colpa è di una gravità estrema”, ha proseguito Pagnamenta. “Un delinquente lucido e freddo che ha pianificato la sua vendetta per una relazione che non concepiva e la cui pericolosità è stata attestata anche dal perito”.
"Si è recato ad Aurigeno per uccidere"
Leggendo la sentenza, Pagnamenta ha anche detto: “Ha aspettato sul posto un’ora e questo attesta la sua determinazione. Niente, neanche il figlio, lo ha fatto desistere dal suo atto criminale. Era lì per uccidere e questo è provato da tutto quanto precedette l’atto ma anche perché sparò dal basso verso l’alto tre volte al centro della schiena. La sua violenza è attestata anche dal seguito: si avvicinò alla vittima ma non la soccorse, non chiamò nessuno. Gli prese il telefono e andò via. Sì è recato ad Aurigeno per mettere in atto ciò che era stato pianificato nei mesi precedenti: uccidere la persona verso cui aveva espresso più e più volte odio. Alla ex moglie disse: mi hai fatto stare male, ora piangi tu”. Respinta dunque la tesi della difesa. L’avvocato Fabio Bacchetta Cattori ha sostenuto che il suo assistito, come da lui stesso dichiarato, voleva far del male alla vittima, non ucciderla. Ancora Pagnamenta: “Il 44enne ha vissuto male l’abbandono della moglie e ancor più la sua nuova relazione. Ciò ha dato inizio a un periodo di stalking e atti di autolesionismo dimostrativo. La Corte non ha dubbi che l’imputato volesse già dare fuoco all’abitazione della vittima con delle bombe molotov nel settembre 2021. Non poteva essere un atto dimostrativo. Non ha mai smesso di piangersi addosso e nei mesi che seguirono il suo astio e odio nei confronti della vittima ha continuato a crescere finche ha iniziato a cercare l’arma”.
Condannati anche gli altri due imputati
Pagnamenta ha anche condannato gli altri due imputati a processo: la dipendente dell’imputato 34enne che funse da tramite è stata condannata a una pena di tre anni di cui due sospesi. Per quanto riguarda invece il 33enne che gli procurò la pistola, ha detto il giudice, “la sua ultima preoccupazione è vivere nella legalità. Raramente si hanno imputati con imputati cosi tanti reati: furti, danneggiamenti, permessi falsi”. Nonostante non potesse davvero sapere le finalità della pistola, per lui è stata sentenziata una pena detentiva di 7 anni.