
Definire “zone bianche digitali” (wifi free) in aree naturali e scolastiche, come strumento di “benessere psicofisico, educativo e ambientale”. È la proposta contenuta un’iniziativa elaborata dai deputati Verdi liberali Sara Beretta Piccoli e Massimo Mobiglia. “Nell’attuale contesto di iperconnessione permanente e sovraccarico informativo, numerosi studi segnalano un aumento preoccupante di problematiche legate all’uso continuo della tecnologia”, scrivono gli iniziativisti. In questo scenario, la definizione e valorizzazione di “zone bianche digitali” “rappresenta una risposta concreta per contrastare gli effetti negativi dell’iperconnessione, favorendo la salute pubblica, l’educazione e la qualità ambientale”.
Le richieste
Nello specifico, l'iniziativa chiede di avviare un tavolo tra dipartimenti (Ambiente, Istruzione, Salute, Innovazione digitale) per definire linee guida cantonali sulla creazione e gestione delle "zone bianche digitali" e di identificare e riconoscere ufficialmente, con apposita segnaletica e regolamentazione, luoghi naturali e scolastici come “zone bianche”. Non solo: si domanda altresì di stanziare risorse per progetti pilota regionali e locali, volti a monitorare gli impatti positivi sul piano psicologico, educativo e ambientale, e di incentivare la diffusione di buone pratiche a livello territoriale, attraverso bandi e convenzioni con enti educativi, ambientali e culturali.
"Strumenti preziosi per tutelare il tempo"
Per concludere, secondo gli iniziativisti, in un mondo sempre più connesso, istituire zone di disconnessione consapevole “non è una rinuncia al progresso, bensì un atto di civiltà, salute pubblica e rigenerazione culturale”. Le "zone bianche digitali" – nei parchi, nelle scuole, nei villaggi, nelle biblioteche o nei monasteri – “sono strumenti preziosi per tutelare il tempo, l’attenzione, la natura e le relazioni umane”. Con questa proposta “si intende rilanciare un dibattito pubblico e istituzionale su un tema ancora marginale ma sempre più urgente, affinché il diritto a disconnettersi diventi parte integrante del diritto al benessere e alla qualità della vita”.