
Sta assumendo contorni sempre più inquietanti la vicenda dell’infermiere 44enne dell’ospedale Beate Vergine di Mendrisio sospettato di aver ucciso alcuni pazienti anziani "malati teminali" modificando i dosaggi di farmaci. Intanto, a breve, sarà disposta una perizia psichiatrica per cercare di comprendere quanto abbia ingombrato e soffocto la sua mente l'ossessione della morte.
"Un’ossessione più che interessi", come definisce oggi il Caffé l’agire dell’infermiere, che - prosegue il domenicale - forse avrebbe anche "approfittato di una certa complicità da parte di taluni colleghi".In questo senso, assai significativi risultano alcuni scambi di fotografie scattate ai pazienti (almeno in un caso, subito dopo il decesso) e di messaggi telefonici sconcertanti del tenore “Gli sparo una dose di...” che lasciano davvero sconcertati. Così come del resto, la chat di WhatsApp sulla quale un gruppo scambiava dei messaggi del tipo "Mandami la foto di..".
Una personalità "fortemente deviata", di quell’infermiere fino a quel momento stimato professionalmente, tanto che numerosi colleghi gli avevano inviato in carcere una lettera per esprimergli la loro "vicinanza umana" dopo la sua incarcerazione perché “sospettato di aver maltrattato alcuni anziani" . Comunque, diversi colleghi sembrerebbero essere stati a conoscenza da tempo delle sue "insane" passioni per la morte e per l’aldilà e dei suoi interessi per l’esoterismo dei Rosacroce o nei video delle decapitazioni dei terroristi dell'Isis. Questi fatti, unitamente alle sopracitate frasi scambiate su WhatsApp, hanno quindi indotto la procura a richiedere a Losanna l’analisi delle cartelle cliniche.
Intanto, il prossimo 19 luglio scadrà per la terza volta il termine della carcerazione preventiva del 44enne, mentre si stanno concludendo gli interrogatori delle decine e decine di collaboratori che hanno collaborato con lui nel reparto di Medicina 1 e dei familiari delle vittime.
È invece notizia di qualche giorno fa, che l’imputato è stato messo a confronto con lo stagiaire che ne aveva segnalato l’agire alla direzione dell’ospedale per il sospetto di maltrattamenti, ma anche per il sospetto (o la certezza) che il 44enne alterasse il dosaggio di alcuni farmaci.
La matassa è estremamente ingarbugliata, poiché negli interrogatori dei prossimi giorni bisognerà stabilire un nesso di casualità tra il dosaggio alterato dei farmaci e la morte di pazienti in fase terminale.
Maggiori particolari nell'edizione odierna del Caffé
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