
Da quando il presidente statunitense Donald Trump ha imposto dazi al 39% per le merci elvetiche, il settore dell’oro si è guadagnato l’attenzione dei media perché con le sue esportazioni oltreoceano contribuisce al deficit commerciale che Washington ha nei confronti di Berna (all’origine delle annunciate tariffe doganali). Valcambi è una delle tre raffinerie con sede in Ticino, che, tuttavia, non si dice particolarmente preoccupata per i negoziati in corso. “L'idea dell'oro come argomento di negoziazione non mi risulta che sia stato promosso dal Consiglio federale. È apparso sulla stampa da diversi attori”, rileva il direttore operativo Simone Knobloch ai microfoni di Ticinonews.
Boom di esportazioni di oro
A far notare il volume delle esportazioni di oro nel primo semestre 2025 è stata ad esempio la SonntagsZeitung: 500 tonnellate per un valore di 38 miliardi di franchi svizzeri, una cifra mai registrata prima. “Le incertezze che c'erano in quel periodo sull'introduzione di dazi hanno fatto calare gli investimenti in borsa”, spiega Knobloch. “Gli investitori che hanno venduto azioni in parte hanno acquistato oro. Questo si è sommato a una richiesta di oro fisico sul Comex negli Stati Uniti. Le barre approvate dal Comex hanno un formato che non corrisponde a quello del circuito bancario londinese. Le raffinerie svizzere sono approvate da Comex per produrre delle barre conformi. Quindi c'è stato un flusso di metallo prezioso verso le raffinerie svizzere, che le hanno convertite in un formato accettabile per il Comex”. L’idea di rispedire i lingotti ristampati nelle raffinerie svizzere in Gran Bretagna per poter così eliminare la voce “oro” dalle esportazioni svizzere non è valida secondo Knobloch. “Non funziona perché le regole per identificare l'origine della merce sono regole definite a livello internazionale. Quando l'attività prevalente per un prodotto è svolta in un paese quella è la sua origine, non da dove viene importato”.
No a una tassa sulle esportazioni di oro verso gli USA
Per Knobloch è da bocciare anche l’ipotesi di introdurre una tassa in Svizzera sull’esportazione di oro verso gli USA, sempre con l’obiettivo di sgravare il deficit commerciale di Washington. “Andrebbe a impattare sul settore, che fornisce posti di lavoro e contribuisce alle entrare della Confederazione e del Cantone”, spiega il direttore operativo. “Non dimentichiamoci che c'è un motivo per cui l'oro è prodotto in Svizzera ed è così apprezzato sul mercato: ha un sistema unico che nasce dal controllo metalli preziosi sotto l'ufficio dei confini. Tutto questo ha contribuito a creare fiducia nell'oro prodotto in Svizzera. Andremmo ad intaccare un settore che è una delle eccellenze svizzere”. Il direttore operativo di Valcambi ricorda, infine, che al momento non è previsto alcun dazio statunitense sui metalli preziosi da investimento.