
"Sto facendo il pieno di diesel, una volta andavo in Svizzera perché costava meno, ma ora che ho visto la differenza di prezzo ho iniziato a farla in Italia". Il pensiero di questo automobilista scatta la fotografia della situazione che stanno vivendo i distributori di benzina in Ticino e nella vicina Penisola, a ridosso del confine. L'ultimo fattore decisivo in questo senso sono stati i dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump, che hanno portato a un’impennata del franco svizzero sull’euro e un calo – soprattutto al di là del confine – del prezzo della benzina. "Ho notato diversi cambiamenti, stiamo lavorando molto di più rispetto al passato", spiega a Ticinonews Angela Crudele, gerente del Q8 di Como Tavernola, specificando che "i clienti italiani ora non fanno più benzina sul territorio rossocrociata, ma restano in Italia".
"Non conviene venire in Ticino"
"Attualmente non conviene far benzina in Ticino", commenta Boris Martinoni, amministratore delegato di Ecsa Energy e portavoce dell'Associazione ticinese stazioni di servizi. "In Svizzera due terzi del prezzo del carburante riguardano le accise, quindi il margine esiste solo sul restante terzo. Ma sul prezzo del carburante influisce anche il fatto che si trasporta il prodotto da Rotterdam, quindi via Reno e attualmente il trasporto è 5-6 volte più caro perché manca acqua. A inizio maggio, ad esempio, si pagavano 80 franchi per mille litri, quando solitamente se ne pagano 20".
"È una tempesta perfetta"
Insomma, in Ticino non c'è solo un elemento che preoccupa. "Fosse solo un aspetto, come i dazi, le accise, il cambio o l'aumento dei costi, farebbe meno male. Ma tutti insiemi creano la tempesta perfetta". Una tempesta perfetta che rischia di avere conseguenze pesanti per il settore. "Il trend è quello: volumi al ribasso e costi in rialzo. Molto probabilmente, se questo continuerà, alcune stazioni di servizio chiuderanno, magari quelle con un negozio con del personale attivo".