Svizzera-USA
Dazi al 15% retroattivi, Albertoni: "Passo avanti notevole, ma non abbassiamo la guardia"
©Chiara Zocchetti
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Redazione
un giorno fa
Luca Albertoni, presidente della Camera di commercio ticinese, commenta il nuovo assetto dei dazi USA-Svizzera e le ricadute per le aziende.

Gli Stati Uniti hanno ridotto al 15% i dazi sulle importazioni svizzere, con effetto retroattivo al 14 novembre 2025. Una decisione, comunicata oggi da Berna, che è stata accolta positivamente dal mondo economico, che vede nella stabilità doganale un passo avanti per le aziende esportatrici svizzere. Ne abbiamo parlato con Luca Albertoni, presidente della Camera di commercio ticinese, per capire cosa significhi concretamente questo accordo per il tessuto imprenditoriale del nostro Cantone.

La notizia era attesa. È una conferma che porta sollievo?

"L’aspetto interessante è il tetto massimo del 15% per eventuali dazi futuri. Questo garantisce un margine di sicurezza, soprattutto considerando che lo stesso consigliere federale Guy Parmelin ha ricordato come i tempi siano incerti. Più elementi stabili abbiamo, meglio è".

Resta aperta la questione della famosa sezione 232 che riguarda acciaio e alluminio. Lì la situazione come appare?

"Sì, lì il discorso è un po’ diverso e la situazione non è ancora del tutto chiara. Detto questo, il passo avanti è notevole in termini di stabilità e pianificazione per le aziende. Speriamo che, nel nostro lungo iter elvetico, non si presentino intoppi".

La contropartita per ora sembra limitata: la Svizzera accetta merci americane con dazi ridotti. Le richieste iniziali erano più pesanti. In futuro potremmo dover concedere di più?

"C’è il tema degli investimenti massicci negli Stati Uniti, che resta vago e poco definito. Non è chiaro dove si andrà a parare. In una trattativa ci sono sempre margini d’incertezza: si concede qualcosa e si ottiene qualcosa. Oggi possiamo parlare di un ottimo risultato, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Anche perché la situazione negli USA è labile. Ho l’impressione che la politica dei dazi sia in leggera frenata rispetto al passato, e questo mi rende fiducioso sulla stabilità degli accordi".

Parlando di stabilità: l’economia ne ha bisogno. Negli ultimi mesi abbiamo visto dazi al 31%, poi sospensioni, ipotesi al 10%, rischio 39%, adesso 15%. È stato un ottovolante?

"Sì, dobbiamo abituarci a una situazione di questo tipo. A inizio anno i dazi erano allo 0–2% e ora ci ritroviamo quasi a gioire per un 15%. Non è motivo di allegria, anche perché le aziende esportatrici devono già fare i conti con un franco forte, che è un ostacolo supplementare. Questo è il contesto internazionale: dobbiamo cercare di barcamenarci. La difficoltà è pianificare, perché le novità arrivano quasi quotidianamente. È lo scenario globale al quale dovremo abituarci".