Canicola
"Datori di lavoro, col caldo pensate ai vostri dipendenti"
Redazione
un anno fa
Il segretario di UNIA sottolinea come si non faccia abbastanza per proteggere i lavoratori. "Solo alcuni contratti collettivi prevedono delle misure".

 Lavorare anche in caso di canicola? È quello che, al momento, dovrà fare la maggior parte dei lavoratori ticinesi, pure nei prossimi giorni, con un'allerta di grado 3 per elevate temperature, massime attorno ai 34 gradi e una umidità di circa il 50%. Soltanto in tre settori, infatti, i contratti collettivi prevedono contromisure in caso di canicola. Secondo il segretario Giangiorgio Gargantini, intervistato da Ticinonews, quel che si fa a tutela dei lavoratori è decisamente troppo poco.

Cosa dicono i contratti collettivi

"Purtroppo la legislazione è molto carente, solo nei contratti collettivi di lavoro di tre settori sono previste delle misure specifiche. Essi prevedono la fine dell'attività a partire da un determinato orario in presenza di un'allerta canicola decretata dall'autorità cantonale. Nel concreto, l'allerta canicola di grado 3 prevista per i prossimi giorni chiederà la chiusura dell'attività nel settore delle pavimentazioni stradali e per i pittori, ma non non per il settore edilizia, per il quale il contratto collettivo prevede una chiusura a partire dal grado 4 di allerta canicola soltanto", precisa.

Gargantini: "Come si può pensare che si possa lavorare sotto il sole?"

E per tutti gli altri? "Valgono soltanto le indicazioni prodotte dalle autorità cantonali, che sono appunto soltanto delle indicazioni non vincolanti, come proteggersi in modo sufficiente dal sole, arieggiare gli edifici, evitare sforzi fisici, bere molta acqua. Pensare che nel contempo si possa lavorare all'esterno sotto il sole è estremamente pericoloso ed è preoccupante. Ci vorrebbe un intervento molto più deciso con una legislazione più dura in materia di proibizione del lavoro all'aria aperta sotto il sole in queste condizioni". chiede Gargantini. Che specifica come spesso anche le indicazioni esistenti non vengono seguite e cita alcune situazioni che, seppur non prevedono lavoro sotto il sole, sono problematiche. "Immaginate come è lavorare nelle cucine coi forni accesi in questi giorni!. Ci sono poi determinate realtà industriali dove i locali non sono correttamente arieggiati, infine abbiamo visto anche nel passato recente realtà lavorative all'interno senza aria condizionata e senza possibilità di fare pause in modo normale".

"Un appello ai lavoratori: diminuite al massimo le attività"

I controlli a suo avviso non sono mai sufficienti. "Facciamo comunque un appello a tutte e tutti di fare attenzione in questo periodo, di cercare di diminuire al massimo le attività lavorative o di svolgerle soltanto in sicurezza. Ne va della nostra salute, ne va della nostra sicurezza che deve essere considerata come prioritaria su qualsiasi altro aspetto". Infatti, ricorda come è proprio durante l'estate che aumenta la percentuale di incidenti sul lavoro.

Per il segretario di Unia, la prima responsabilità è dei datori di lavoro

Il suo appello è rivolto più ai datori di lavoro che alla politica. "La prima responsabilità resta quella del padrone che deve implementare queste misure. L'autorità cantonale o le istituzioni incaricate dai controlli devono poi intervenire in un secondo momento con il controllo. È necessario che la ricerca del profitto e del guadagno non sia messa, in particolare in queste giornate estremamente difficili, prima della sicurezza del lavoro".