
Mascherina sì o mascherina no? Un dilemma con cui abbiamo dovuto convivere per ben due anni, fino al 17 febbraio dello scorso anno, quando il Consiglio federale decise di far crollare ogni restrizione ancora in vigore, dando il via a un vero e proprio ritorno alla normalità. Ma non si può rinnegare il fatto che per un lungo periodo di tempo abbiamo dovuto rivoluzionare i nostri stili di vita, il modo con cui socializzavamo e lavoravamo. Non possiamo dimenticarci delle strade deserte, degli esercizi chiusi, dei certificati Covid-19 o delle tanto richieste mascherine, nel 2020 più preziose dell’oro. Eppure, oggi, mascherine e certificati sembrano solo un lontano ricordo, qualcosa che molte persone hanno preferito dimenticare, mettere da parte. Un approccio impossibile per chi, invece, aveva trovato nuove opportunità aziendali proprio grazie alla pandemia. La TiMask di Ligornetto ne è un chiaro esempio: se un anno fa la produzione e la cifra di affari erano ancora in aumento, oggi lo scenario è ben diverso. Da noi contattato, il titolare Moreno Lazzaroni non ha nascosto il fatto che è arrivato tempo di cambiamenti.
Un drastico calo
Se per due anni l’azienda di Ligornetto ha scalato ogni classifica in fatto di rivendita di mascherine a livello svizzero, “oggi la nostra produzione è calata del 95%, quindi stiamo producendo il 5% rispetto a quanto prodotto nel pieno della pandemia”, ci ha spiegato Lazzaroni. Una flessione che ha conseguentemente portato l’azienda a una ristrutturazione interna: “Siamo partiti con 12 dipendenti e si lavorava a pieno regime, giorno e notte, al punto che non si riusciva ad immagazzinare nulla. Poi nel periodo più caldo siamo arrivati ad averne anche 22”. Ma il 17 febbraio 2022 è arrivata la notizia: niente più obbligo di indossare mascherine. E qui non tutti hanno festeggiato. “Da quel giorno abbiamo dovuto ridurre il personale in quanto ci siamo accorti che saremmo passati da cento a zero in un attimo”. Detto fatto: in poco tempo i clienti privati sono spariti, se non con qualche eccezione come anziani o persone immunodepresse, così come i grossisti delle farmacie, la cui richiesta è scesa a zero. “I primi mesi dello scorso anno sono stati davvero duri, anche perché siamo stati una delle prime nazioni ad eliminare quest’obbligo”. Fattori che hanno portato a un inevitabile abbassamento del prezzo delle mascherine.
Si guarda al futuro
Oggi alla TiMask le macchine per produrre le mascherine sono però ancora in funzione. “Noi continuiamo con la produzione, anche perché abbiamo costruito una rete di distribuzione in tutta la Svizzera”. Un know-how realizzato soprattutto grazie ai grossisti, i quali hanno permesso a questa azienda ticinese non solo di offrire un prodotto, ma un vero e proprio marchio. Ma con la sola e poca vendita di mascherine sarà difficile proseguire nel lungo periodo, motivo per cui "abbiamo affiancato prodotti OTC in libera vendita rivolti alla distribuzione al comparto farmacie e drogherie". Lazzaroni ci ha infatti spiegato che delle trattative con le case farmaceutiche sono già in corso e dovrebbero chiudersi nel corso del mese di maggio.
Niente più mascherine?
Sarà quindi un addio alle mascherine firmate TiMask? La risposta è negativa: “Le mascherine, come detto, continueremo a produrle. Ci sono infatti ancora alcuni ospedali, case per anziani, studi medici e uffici che ne fanno richiesta". Insomma, nonostante il rischio d’impresa Moreno Lazzaroni non si arrende e guarda al futuro con positività, “anche perché con le mascherine abbiamo avuto un successo imprenditoriale sotto tutti gli aspetti".