
Nadia Ghisolfi, deputata al Gran Consiglio e il partito PPD lanciano una mozione per la modifica delle direttive sulla frequenza nella scuola dell'infanzia da parte dei bambini di 3 anni.
"Il Concordato intercantonale sull’armonizzazione della scuola obbligatoria (Concordato HarmoS, entrato in vigore il 1° agosto 2009) a partire dall’anno scolastico 2015/2016" - si legge nel testo di Ghisolfi, "prevede che a partire dai 4 anni tutti i bambini frequentino obbligatoriamente la scuola dell’infanzia".
"In Ticino, la scuola dell’infanzia prevede una durata di 3 anni, il che significa che possono essere ammessi a titolo facoltativo i bambini che hanno compiuto i tre anni entro il 31 luglio", questa la prima precisazione della mozione.
"In deroga al termine del compimento dell’anno entro il 31 luglio possono essere iscritti - su richiesta motivata dell'autorità parentale - anche i bambini che compiono entro il 30 settembre i 3 anni (per l'entrata facoltativa) o i 4 anni (per l'entrata obbligatoria)", prosegue il testo della Deputata PPD del Gran Consiglio.
"Le attuali direttive prevedono che la frequenza di tutti i bambini nuovi, nelle loro prime due settimane di scuola, sia di 4 mezze giornate - senza refezione. I bambini al primo anno obbligatorio devono passare al tempo pieno al più tardi a fine ottobre. Per gli iscritti all’anno facoltativo c’è maggior margine, ma la frequenza minima è di 4 mezze giornate".
Frequenze parziali, dunque inferiori alle 4 mezze giornate, sono possibili per allievi con bisogni particolari dove è necessaria l’elaborazione di progetti pedagogici. La frequenza a tempo pieno, per i bambini non in obbligo scolastico, viene costruita progressivamente e in accordo con la famiglia".
"Per tutti i bambini alla prima frequenza è parimenti prevista una fase di inserimento progressivo e di osser-vazione (mesi di settembre e ottobre). L’obiettivo comunque, per gli allievi iscritti, sia nell’anno dell’obbligo che facoltativo, è la frequenza a tempo pieno".
"Queste direttive, così come presentate, sembrano rispettare i bisogni del bambino e della famiglia, calibrate sul singolo bambino e le sue necessità. Questo ha un senso, infatti i bambini si sviluppano in modo diverso, alcuni hanno frequentato per anni un asilo nido, altri hanno fratelli o sorelle più grandi, altri sono figli unici, e quindi ognuno di loro reagirà all’inserimento nella scuola dell’infanzia in modo diverso".
"Tuttavia, dalla direttiva (teoria) alla pratica le cose cambiano. L’obiettivo della frequenza a tempo pieno per gli allievi nell’anno facoltativo sembra in particolar modo venire dimenticato in alcune sedi. Nel corso della reale introduzione nella scuola dell’infanzia, la frequenza a tempo pieno per i bambini nell’anno facoltativo non viene più “costruita progressivamente e in accordo con la famiglia” ma viene imposta secondo un rigido schema uguale per tutti: settembre e ottobre 4 mezze gior-nate senza refezione, dopodiché, se la maestra co"nsidera il bambino pronto, no-vembre e dicembre si integra la refezione, e poi, sempre a discrezione della maestra, da gennaio potrà frequentare anche al pomeriggio, ma sempre senza il mercoledì".
"Un inserimento graduale dovrebbe andare veramente in favore del bambino, e non essere strumentalizzato per creare uno schema di “rallentamento” ingiustificato del-la frequenza scolastica. Le direttive indicano il maggior margine di manovra per l’inserimento in favore delle famiglie, in caso che il bambino richieda più tempo. Tut-tavia, vengono interpretate in maniera contraria, e cioè come motivo per un inseri-mento scaglionato e generalizzato (indipendentemente dal bambino e dal suo grado di inserimento e preparazione)".
"Se è vero che in caso di mancato accordo sulla frequenza, la famiglia può rivolgersi alla direzione di istituto (chiamata a mediare in prima istanza), ed in seguito anche all'ispettorato (che deciderà), è altrettanto vero che per una famiglia non è per niente simpatico “inimicarsi” l’eventuale insegnate del figlio/della figlia. La famiglia si ritrova quindi a convivere - male - con questa problematica.Inutile sottolineare che una frequenza di questo tipo e con questi orari mette in crisi le famiglie ed in particolar modo le donne che lavorano. Immaginiamo per esempio la situazione di una donna con 2 figli in età scolastica, uno nell’anno facoltativo e uno in quello obbligatorio. Dovrebbe portare i figli al mattino, prenderne uno dopo 3 ore, ed il secondo dopo altre 4 ore".
"Che tipo di lavoro potrà fare questa mamma? Un lavoro a tempo parziale di 2 ore al mattino? Ma il problema non riguarda solo le donne che lavorano, ma anche mamme che non lavorano ma, per esempio, hanno più figli. Cosa succederebbe se la mamma dei 2 figli fosse anche mamma di un terzo neonato e non vi fosse nessun tipo di trasporto scolastico? Mettiamo che abiti a 10-15 minuti dalla struttura scolastica, dovrebbe passare 1 ora (15 minuti x 4 viaggi ca-sa-scuola) nell’arco di 7 ore per portare e prendere bambini (con un neonato in auto?!)".
"Fortunatamente", prosegue il testo, "non tutti le/gli insegnanti applicano rigidamente lo schema a blocco di 2 mesi o il fatto di escludere la presenza il mercoledì. Ma è normale che una famiglia debba dipendere dall’insegnate attivo in una struttura/comune? Non si dovreb-bero applicare le stesse regole in tutto il Cantone?"
"La possibilità di iscrivere o meno i figli alla scuola dell’infanzia a tre anni, resta un’opzione, e non un obbligo. Chi decide di iscrivere i figli alla scuola dell’infanzia deve però avere la possibilità di usufruire appieno del servizio scolastico, e non in maniera parziale - a meno di giustificati motivi pedagogici. Per questi motivi, con la presente mozione chiediamo che le direttive sulla frequenza nella scuola dell’infanzia vengano adattate e specificate nel senso che l’obiettivo della frequenza a tempo pieno entro la fine di ottobre vale per tutti gli allievi iscritti (obbligo/facoltativo)".
"Nell’anno facoltativo, la famiglia può chiedere anche dopo ottobre di mantenere una frequenza a tempo parziale, con almeno 4 mezze giornate. Questa diminuzione deve però essere espressamente richiesta dalla famiglia; se ciò non avviene la scuola deve considerare che a partire dalla fine di ottobre la frequenza dovrà passare a tempo pieno anche nell’anno facoltativo. La scuola può proporre un inserimento più graduale per giustificati motivi pedagogici che devono essere pre-sentanti alla famiglia tramite un colloquio".
"In pratica, si chiede di invertire il processo di inserimento e relativa procedura, questo per impedire che le famiglie si sentano in difficoltà a dover “chiedere” agli in-segnati di modificare l’inserimento del figlio. La frequenza a tempo pieno deve di-ventare la norma e l’obiettivo per tutti gli allievi, come tra l’altro già definito nelle direttive attuali".
"Una frequenza minore, si conclude nella nota, "può essere possibile nell’anno facoltativo se richiesta della famiglia. Se richiesta da parte dell’insegnante, deve essere giustificata e motivata a livello pedagogico".
Nadia GhisolfiSara Beretta PiccoliFiorenzo DadòSabrina Gendotti
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