
Abbiamo contattato il fondatore della startup Etuix Gianmarco Galli a Dubai in seguito all’articolo apparso sul principale giornale del Medioriente (Gulf News - https://m.gulfnews.com/news/uae/environment/circular-economy-looks-at-recycling-reusing-waste-1.2272486) per farci raccontare l’incredibile storia del progetto ETUIX, nato 8 anni fa in Ticino dall’incontro tra la filosofia ecologica, la creatività e la passione per il fashion. Etuix infatti ricicla poster pubblicitari in PVC che, a fine campagna, sarebbero destinati alla distruzione e li trasforma in oggetti unici di lusso, quali borse, valigie, scarpe, cinture e tanto altro. Il loro motto infatti è “Non spendere per distruggere, investi per creare”.
Il “Swiss concept” e la sapiente artigianalità che, da anni, contraddistingue il “Made in Italy”, hanno portato il brand ad affermarsi stagione dopo stagione, in una strategia B2B con prodotti sempre più ricercati, originali e unici. Questo progetto ha sfatato il mito secondo cui il rispetto per l’ambiente sia nemico del progresso.
L’imprenditore ed inventore Gianmarco Galli con il supporto del giovane imprenditore e startupper Matteo Boffa hanno ampliato gli orizzonti spostando l’attività nel 2018 negli Emirati Arabi Uniti.
Come è partito il progetto?L’idea è nata nel 2008 da Gianmarco Galli, che da 16 anni è a capo della Lapix Sagl, un’azienda che opera nel campo del marketing e della comunicazione outdoor. L’impresa aveva necessità di smaltire i maxi-poster pubblicitari, ma, essendo i costi di smaltimento troppo elevati, immagazzinava il materiale in un garage. Ci fu la necessità di liberare il posteggio dove erano custoditi questi immensi mega poster. Gianmarco non si è perso d’animo e ha partorito quella che si sarebbe rivelata un’idea geniale: ha pensato di riciclare il materiale, trasformandolo in oggetti unici. Inizialmente si è rivolto ad una selleria ticinese, da cui poi è nato il primo prototipo di borsa.
Dal prototipo di borsa commissionato a una selleria ticinese all’espansione internazionale, quali sono stati gli step intermedi?In seguito, si è affidato ad una azienda italiana che produceva confezioni per le pipe ma, con l’aumento della richiesta e il consegunente incremento della produzione, si è scelto poi di appoggiarsi a ditte specializzate nella pelletteria, che producono tuttora articoli di lusso per brand di fama mondiale. Il metodo di lavorazione del PVC è infatti molto simile a quello della pelle.
Il vostro è un progetto nato in Ticino. Cosa ha comportato, allora, il trasferimento a Dubai?Il mercato delle affissioni è notevolmente diminuito, e la sensibilizzazione all’eco-sostenibilità non è, purtroppo, sufficientemente adeguata. È per questi motivi che abbiamo scelto, 6 mesi fa, di far crescere Etuix a Dubai.
La scelta della città è stata casuale?No, il mercato delle affissioni pubblicitarie a Dubai è tra i più sviluppati al mondo: si produce, infatti, circa un milione di metri quadrati all’anno di cartelloni in PVC. Inoltre, l’imminente esposizione universale che, ricordiamo, si terrà qui nel 2020, ha comportato maggiori investimenti, da parte del governo, in progetti eco-friendly. La presenza di Matteo Boffa, che da 2 anni vive a Dubai, ha favorito questa opportunità.
Come fate a trasformare un cartellone pubblicitario in un prodotto di lusso?È importante precisare che non attingiamo soltanto alla cartellonistica stradale ma anche da materiale in PVC proveniente da eventi e dal mondo della costruzione. Per finalizzare i nostri prodotti utiliziamo anche le cinture delle auto in demolizione, e gli scarti della pelletteria per le finiture, affinché possa essere garantito un maggior prestigio all’oggetto ed una notevole resistenza. La produzione viene attentamente monitorata nei minimi dettagli. Come il principio cardine dell’azienda, anche il processo produttivo è attento all’ambiente: grazie al riciclo del PVC, Etuix evita notevoli emissioni di anidride carbonica nell’ambiente (CO2).
Nel mondo della moda bisogna, però, fare i conti con il concetto di Brand Awareness, in virtù del quale si tende ad acquistare un prodotto solo perché proveniente da una casa più famosa. Come pensate di combattere la concorrenza?Con qualità ed unicità. I nostri oggetti fanno parte di un unico puzzle, ognuno dei quali è originale e diverso nel suo genere. Puoi investire un sacco di soldi per comprare una borsa di marchi affermati che in molti possono avere, o sceglierne una che ti rende unico e amico dell’ambiente. Le valigie che produciamo per esempio sono le sole ad essere immediatamente riconoscibili durante le trafile infinite agli aeroporti, destando curiosità e invidia.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?Abbiamo in mente tanti progetti, e speriamo di poterli mettere presto in cantiere, previa, ovviamente, la disponibilità dei fondi necessari. Vorremmo espanderci con l’e-commerce, gli shops e spostare in futuro la produzione, che attualmente è in Italia, qui in Medioriente. L’obiettivo è rendere i nostri prodotti ufficialmente a chilometro zero, ma, per farlo, occorre il know-how di professionisti italiani pronti ad istruire i locali circa gli standard elevati di qualità e design nella produzione.
Vi state muovendo nella giusta direzione?L’idea a Dubai in soli pochi mesi è diventata realtà. Possiamo contare sul supporto di importanti partnership con aziende leader, investitori internazionali, nonché sull’appoggio di associazioni governative dedite alla sostenibilità ambientale (Emirates Environmental Group). L’appoggio e la preziosa collaborazione del ticinese DOC Peter Harradine, presidente della Camera di Commercio svizzera di Dubai (Swiss Business Council) ci permette di ampliare e ramificare con successo la rete di contatti negli UAE.
SF
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