
Dai ceffoni al figlio (minorenne) al ricovero coatto. Questa, in sostanza, la storia portata alla luce ieri dal Mattino della Domenica e che ha come protagonista un 65enne ticinese del Sopraceneri.
L’uomo, si legge sul domenicale, lo scorso 21 settembre avrebbe rifilato due sonori ceffoni al figlio minorenne, rientrato a tarda ora e - pare - in stato psicofisico alterato. Il giorno dopo il giovane si sarebbe recato dalla nonna 80enne nella più classica delle ‘fughe’ adolescenziali. La signora avrebbe quindi rassicurato il figlio, ammonendolo tuttavia del fatto che il nipote le era stato affidato e che quindi non avrebbe potuto riprenderselo.
Nei giorni successivi l’anziana avrebbe chiamato a due riprese la Polizia cantonale, affermando in un’occasione che il figlio 65enne avrebbe minacciato il suicidio e nell’altra che avrebbe manifestato l’intenzione di uccidere qualcuno. In occasione della prima segnalazione l’uomo sarebbe quindi stato accompagnato dagli agenti all’ospedale per effettuare un test psicologico (che, a suo dire, non sarebbe stato effettuato), mentre in occasione della seconda gli sarebbero state sequestrate le armi da collezione che possedeva e sarebbe stato ricoverato a Mendrisio, struttura dalla quale sarebbe uscito martedì scorso.
“Non ho mai minacciato di morte nessuno e non avevo intenzione di farmi del male. Ero solamente alterato per il rifiuto di mia madre, che non voleva che mi riprendessi mio figlio. L’unica cosa di cui possono accusarmi è di aver detto qualche parolaccia”, ha dichiarato il 65enne al domenicale. La situazione famigliare, fortunatamente, si sarebbe nel frattempo risolta.
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