
“Per un ritorno alla normalità ci vorrà tempo”. È quanto indicato dalla Taskforce Cultura a margine della conferenza stampa del Consiglio Federale, ribadendo che nel loro settore non è fattibile ricominciare un’attività da un giorno all’altro, specialmente se si parla di tournée e delle relative politiche sanitarie imposte dagli altri Paesi. Per questo motivo, a causa dell’incertezza venutasi a creare, l’organizzazione a mantello ha chiesto questo mercoledì un programma di rilancio per il settore culturale, come quello già previsto per il turismo. In riferimento all’uscita dalla crisi, Gianfranco Helbling, direttore del Teatro Sociale di Bellinzona, si dice però ottimista “stiamo vivendo da due anni un periodo difficile, quest’anno se non altro abbiamo potuto programmare, abbiamo avuto una certezza della programmazione, anche se le indicazioni statistiche dicono che a livello nazionale si perde grosso modo il 40% del pubblico rispetto a una normale stagione pre-Covid”.
“Un sostegno potrebbe essere una buona misura”
“Se ci fosse un programma di sostegno alla ripresa, qualcosa che solleciti il pubblico a ritornare con entusiasmo a teatro potrebbe essere sicuramente una buona misura” ha affermato Helbling ai microfoni di Teleticino, sottolineando come in altri settori questo tipo di sostegno sia già previsto. La perdita di spettatori dovrebbe essere un chiaro segno di come “potrebbe quindi essere davvero molto utile e importante un sostegno alla ripresa”.
-40% degli spettatori
Anche se non si può parlare per ogni singolo spettatore, molto probabilmente l’obbligo della mascherina unito a un po’ di timore per i contagi hanno scoraggiato gran parte degli spettatori, facendoli preferire alternative più comode e sicure. “Molte persone anche se avrebbero avuto diritto a entrare a teatro perché in possesso di un certificato di vaccino o guarigione non l’hanno comunque fatto, perché per mostrare il certificatoe indossare la mascherina è fastidioso” ribadisce Helbling, aggiungendo come la somma di tutti questi fattori abbia effettivamente causato una perdita del pubblico pari al 40% in questa stagione.
Eliminare il certificato semplificherebbe le cose
“Per noi credo che sia soprattutto importante, sempre che le condizioni sanitarie lo permettano, togliere al più presto la necessità di eseguire il certificato Covid e permettere a tutti di tornare a teatro” è quanto spera il direttore del Teatro Sociale, aggiungendo però che l’indosso della mascherina potrebbe rimanere utile per dare maggior tranquillità a quella parte di spettatori ancora un po’ timorosi di andare a teatro. Al Teatro Sociale l’obbligo di indossare la mascherina era in vigore anche quando le misure del Consiglio Federale non lo imponevano, questo per via degli spazi stretti e della vicinanza con sconosciuti.
Settore culturale trattato (quasi) alla pari degli altri
“In generale non bisogna lamentarsi” afferma Helbling, sottolineando come il settore culturale - durante le prime fasi del primo confinamento a marzo 2020 - sia stato uno dei primi settori a ricevere un aiuto concreto da parte del Consigliere Federale Alain Berset e dal Dipartimento federale dell’Interno. “Il problema del settore culturale, però” continua Helbling “è che ha ricevuto quest’attenzione su una base già comunque molto fragile. È un settore fragile in tutti i sensi e questa crisi lo ha dimostrato”. Oltre all’emergenza dell’uscita dalla crisi pandemica, c’è anche quella di dare delle solide basi “a un settore nel quale troppe persone, anche in situazioni di normalità, vivono in realtà una situazione di precariato”.
Per molti è impossibile ricominciare dall’oggi al domani
Chi soffrirà maggiormente la ripresa dalla crisi sarà soprattutto chi fa tournée a livello internazionale, i quali dovranno fare i conti con nuove sfide. “Intanto gli spostamenti su piano internazionale sono diventati più onerosi e c’è una maggior consapevolezza ambientale, per cui il rischio è che le compagnie a potersi spostare internazionalmente saranno sempre meno”. La principale preoccupazione per questi cambiamenti riguarda la possibile diminuzione della varietà di spettacoli in tournée. Il Teatro Sociale, lavorando tanto con Italia e Svizzera, si è fortunatamento reso conto meno degli altri di questi problemi stagionali in quanto gli scambi all’interno di quest’area non sono stati così complicati, ma “certo è che se avessimo avuto come negli altri anni scambi anche con Paesi extraeuropei sicuramente avremmo avuto più problemi” conclude Helbling.
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