Interpellanza
Criptovalute, "Temiamo che Lugano finisca invischiata in brutte faccende"
CdT/Gabriele Putzu/Ticinonews
CdT/Gabriele Putzu/Ticinonews
Daniele Coroneo
un anno fa
In un'interpellanza, Raoul Ghisletta (Ps) e altri nove consiglieri comunali esprimono dubbi sul Plan B della Città. A spaventare è l'assenza di controlli sul settore.

Il crollo della piattaforma statunitense Ftx, dove vengono scambiate criptovalute e monete digitali, sta facendo discutere anche alle nostre latitudini, in particolare a Lugano, centro economico-finanziario cantonale che sta puntando molto sulle criptovalute con il suo "Plan B". Come si legge sullo stesso sito del progetto, "il Plan B di Lugano è un’iniziativa congiunta tra la Città di Lugano e Tether per accelerare l’uso della tecnologia bitcoin e sfruttarla come base per trasformare l’infrastruttura finanziaria della città". Il partenariato fra la Città e Tether, criptovaluta "stabile", ovvero caratterizzata teoricamente dall'assenza di alta volatilità, fa però storcere il naso a qualcuno. "È il professor Barone Adesi a dire che anche per Tether i controlli non sono affidabili, non lo dico certo io", commenta il consigliere comunale del Ps Raoul Ghisletta, da noi raggiunto.

"Rischio per assenza di controlli"

Ghisletta è autore, assieme ad altri nove consiglieri comunali (Ps, Verdi, FA, Più Donne, indipendenti), di un'interpellanza dal titolo eloquente: "Fallimento FXT e criptovalute: in che mondo opaco e speculativo si è ficcata la Città di Lugano?". A preoccupare Raoul Ghisletta è soprattutto il rischio che Lugano, attraverso il Plan B, finisca "invischiata in brutte faccende come in passato, quando ai tempi della 'finanza allegra' le banche non erano sottoposte ad alcun tipo di controllo". Su questo fronte, infatti, con l'uso estensivo delle criptovalute, secondo Ghisletta c'è il rischio di compiere un passo indietro. "Il settore bancario è ben regolato e c'è una strategia internazionale per combattere il denaro sporco", commenta a Ticinonews il consigliere comunale Ps. "I controlli sono puntigliosi, ma lo stesso non si può dire per le criptovalute". Ghisletta cita Paolo Bernasconi, che dalle colonne del CdT aveva sollevato l'ipotesi di possibili cause collettive da parte degli Stati Uniti nei confronti di Lugano per il suo ruolo di promozione delle criptovalute. "Se emergessero brutte vicende - aggiunge il consigliere comunale socialista - per Lugano ci sarebbe inoltre un danno di immagine".

"Cripto e controlli non sono forse in contraddizione?"

A Ghisletta chiediamo se le criptovalute non rappresentino un'opportunità per Lugano, anche come risposta alle difficoltà della sua piazza finanziaria. "Di base sì, ma come la finanza si è sottoposta a delle regole, il settore delle criptovalute dovrebbe fare altrettanto", ci risponde. "Servirebbero delle regole e dei controlli, ma quella fra 'cripto' e 'controlli' non è di per sé una contraddizione di termini?"

Coinvolgere il Consiglio comunale

Al Municipio i nove consiglieri comunali chiedono quindi se non voglia "recedere dagli accordi con gli speculatori in criptovalute", che per Ghisletta sono gli stessi Tether e "anche quelli di El Salvador, con cui la Città ha pure stretto un accordo, che mi sembrano dei finanzieri un po' troppo creativi". I firmatari dell'interpellanza vorrebbero inoltre che sul tema fosse coinvolto il Consiglio comunale, "il cui voto consentirebbe di vedere di quanto consenso politico gode il Plan B". Per Ghisletta, il passaggio dai banchi del Legislativo è una questione di correttezza: "In Consiglio comunale nessuno si è mai potuto esprimere sulla cosa. Vista l'importanza della questione e il rischio che questa politica rappresenta, mi sembra corretto che il Municipio presenti un messaggio al Consiglio comunale".

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