Ticino
Covid-Pass: “Normalizzerà le nostre vite”
Redazione
3 anni fa
Christian Garzoni reputa utile lo strumento che verrà messo a disposizione dalla Confederazione, anche se ci sono dubbi sulle tempistiche. E sulle riaperture? “Possiamo restare positivi”

Il certificato Covid sarà realtà entro fine giugno. Lo realizzerà l’Ufficio federale dell’informatica e della telecomunicazione (UFIT), ha annunciato ieri l’Ufficio federale della sanità. Il documento son sarà falsificabile e sarà compatibile a livello internazionale. Potrà essere scaricato sullo smartphone o si potrà ottenere in forma cartacea. Il certificato sarà disponibile per tutte le persone vaccinate, guarite o con un test negativo effettuato di recente. I dati, ha assicurato l’UFSP, verranno memorizzati in modo centralizzato a tutela della sfera privata. “È sicuramente una buona notizia”, commenta il direttore sanitario della Clinica Moncucco Christian Garzoni, raggiunto dai colleghi di Teleticino per un commento. “Sarà sempre più necessario dimostrare di essere vaccinato per muoversi al di fuori dalla Svizzera, per prendere degli aerei e andare a grossi ritrovi. È bene che la Confederazione si sia mossa per fare chiarezza e fornire uno strumento pratico alla popolazione. Spero che ce la facciano nei tempi indicati perché la Svizzera non ha brillato nella gestione informatica dell’informazione durante la pandemia. Se ce la faranno, sarà una buona cosa”.

Sarà un pass per tornare alla vita normale?
“Sicuramente aiuterà. Bisogna però ricordare che il fatto di essere vaccinati non vuol dire che non possiamo trasmettere la malattia. Le persone vaccinate saranno però più libere di incontrarsi, di non sottoporsi a quarantene e di spostarsi al di là dei confini. È uno strumento che porterà a una normalizzazione di tutta una serie di impedimenti che abbiamo oggi perché non riusciamo ancora a dimostrare che abbiamo fatto il vaccino. Attualmente non c’è dell’ordine e per arrivarci ci saranno delle nuove regole che porteranno a una nuova normalità. In questo contesto il passaporto vaccinale avrà un grosso ruolo. È bene che la Confederazione proponga uno strumento a livello nazionale, uguale per tutti, facilmente accessibile e che sia riconosciuto a livello internazionale”.

Le cifre giornaliere sono incoraggianti, mentre tre settimane fa c’era qualche timore per le aperture come le terrazze. È andata meglio del previsto?
“C’erano un po’ di paure, ma sono convinto che possiamo restare positivi ed entrare in quello che sarà una nuova normalità di convivenza con questo virus. Abbiamo numeri in lenta diminuzione e stabili, anche se non tutte le regioni della Svizzera sono uguali. Ora ci sono dei dati favorevoli che giocano contro il pericolo delle aperture: è più caldo, stiamo di più all’aperto e siamo più vaccinati. Quindi le aperture vengono controbilanciati da fattori positivi. E anche le varianti che circolano in questo momento sono coperte dai nostri vaccini. Penso che possiamo restare positivi”.

Il Consiglio federale dovrà decidere su una nuova fase di apertura prevista per il 26 di maggio. Siamo pronti per un’apertura completa?
“Il Consiglio federale ha fatto un programma di aperture ragionevole. Non sarà un “aperto tutti”, ma siamo pronti per riaprire la ristorazione e siamo pronti per discutere la riapertura degli eventi a piccoli passi. La chiave d’uscita è sicuramente il vaccino, che ha ridotto sensibilmente i casi gravi nei pazienti a rischio”.

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