
“Abbiamo difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime e il prezzo di queste vede un aumento costante, a volte persino settimanale, che può giungere in alcuni casi al 15%”. L’indiziato numero uno delle difficoltà del settore delle metalcostruzioni – ci spiega Fabio Cameroni, presidente di AM Suisse Ticino – è la guerra in Ucraina. Reperire materie prime quali vetro, siliconi, ma soprattutto acciaio e alluminio, di cui anche Paesi come Ucraina e Russia sono produttori, non è facile e richiede più tempo del solito. Inoltre, le sanzioni svizzere imposte a Mosca – ci viene detto – non aiutano, dovendo cercare dei produttori alternativi di materie prime.
Società di trading nel mirino
Gli operatori del settore delle metalcostruzioni sono però convinti che il conflitto non giustifichi totalmente l’aumento dei prezzi dei materiali, in quanto l’apporto di Russia e Ucraina per il loro approvvigionamento non è esclusivo: “Abbiamo il forte sospetto che sia in atto una speculazione da parte delle società di trading che si occupano di compravendita di materie prime. Il risultato delle loro operazioni sono delle oscillazioni importanti dei prezzi”, dichiara Cameroni.
Incognite
Trovare delle risposte a questi problemi – ci viene riferito – non è facile e l’impatto su costi e tempistiche del lavoro è inevitabile: alle imprese del settore non resta quindi che arrangiarsi, alla bell’e meglio. “Dove è possibile, riserviamo il materiale di cui abbiamo bisogno con largo anticipo”, spiega il presidente dei metalcostruttori ticinesi. “Non c’è però alcuna garanzia di rispetto dei termini di consegna e del prezzo pattuito inizialmente”.
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