Ticino
Corte d’appello penale a ranghi ridotti, scatta l'interpellanza sugli incarti pendenti
©Chiara Zocchetti
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Redazione
20 ore fa
Due giudici su tre sono in uscita e decine di incarti sono ancora pendenti. Rossi e Mazzoleni interpellano il Consiglio di Stato sulle garanzie processuali.

La Corte d’appello e revisione penale del Cantone si appresta a perdere, nel giro di pochi giorni, due giudici togati su tre. Una situazione che desta preoccupazione e che ha spinto i deputati Tuto Rossi (UDC) e Alessandro Mazzoleni (Lega dei Ticinesi), entrambi membri della Commissione giustizia e diritti che "già a suo tempo aveva segnalato al Consiglio di Stato la problematica in arrivo", a presentare un’interpellanza al Consiglio di Stato.

Pendenti 18 grossi incarti

Al centro dell’atto parlamentare vi è l’allarme per la gestione di 18 grossi incarti riguardanti persone detenute, che risultano tuttora inevasi. Secondo gli interpellanti, la Commissione giustizia e diritti si era resa disponibile presso il Governo affinché approvasse una proroga straordinaria del mandato delle due magistrate uscenti fino all'evasione di questi incarti. Soluzione che, tuttavia, non sarebbe stata adottata. Tali procedimenti, secondo Rossi e Mazzoleni, sarebbero invece stati affidati a giudici sostituti, ossia magistrati che non hanno mai diretto procedimenti penali di questa complessità.

Garanzie processuali

Una scelta che secondo i deputati solleva interrogativi sul rispetto delle garanzie costituzionali. "Non bisogna dimenticare che la Costituzione svizzera, agli articoli 28 e seguenti, annovera precise garanzie processuali per il cittadino tradotto in giustizia, al quale assicura determinati diritti di difesa e soprattutto il diritto di disporre di un Tribunale competente imparziale e indipendente", sottolineano Rossi e Mazzoleni.

Gli interrogativi

I deputati chiedono dunque al Consiglio di Stato se non ritenga opportuno ricorrere in via straordinaria all’aiuto delle magistrate uscenti, con quali criteri siano stati assegnati gli incarti e se l’attuale organizzazione non rischi di compromettere il principio di celerità e le altre garanzie fondamentali del giusto processo.