
Ieri pomeriggio il Parlamento ha approvato la revisione della legge sulla cittadinanza ticinese e sull'attinenza comunale.
La modifica principale consiste nell'obbligo di frequenza di un corso in una scuola ticinese accreditata per gli stranieri che richiedono il passaporto svizzero. Al termine delle lezioni i richiedenti la cittadinanza dovranno sostenere un esame. Maurizio Agustoni (PPD), relatore del rapporto approvato a larga maggioranza - da noi contattato -, ha giustificato così la decisione: "La legge federale che entrerà in vigore l'anno prossimo stabilisce che lo straniero può ricevere la cittadinanza solo se integrato con successo, questo presuppoone che conosca usi e costumi del nostro Paese. In questo senso, è possibile svolgere degli esami e la legge dice che se un Cantone li prevede, come è il caso del Ticino, allora deve mettere a disposizione dei corsi forniti da scuole o altri enti. Per questo motivo abbiamo voluto stabilire l'obbligarietà dei corsi, perchè sono lo strumento attraverso cui possiamo meglio trasmettere i principi e i valori".
Un principio di obbligatorietà che è stato sancito anche e soprattutto per allineare tutti i comuni: "Prima i corsi venivano organizzati in modo abbastanza frammentario e vario, e non tutti i comuni avevano lo stesso metro di giudizio o genere di esame. In alcuni casi se ne occupava direttamente un Municipale, in altri le scuole. Visto che stiamo parlando non solo di rilasciare l'attinenza comunale, ma anche la cittadinanza cantonale, ecco che questa è divenuta l'occasione per avere un fil rouge in tutto il Cantone. Sarà poi quest'ultimo a dover vigilare affinchè i corsi vengano forniti da persone di riconosciuta competenza".
Il Gran Consiglio ha definito il criterio generale di obbligatorietà, ora spetterà al Consiglio di Stato stabilirne i dettagli. Oltre ai corsi, ieri è stato dibattuta anche l'introduzione dell'obbligo del voto palese nei legislativi comunali chiamati a deliberare sulle richieste di naturalizzazione. "Oggi il Comune può prevedere se il voto è palese o segreto. La maggior parte degli enti locali hanno il voto palese. Una minoranza in Gran Consiglio voleva sancire l'obbligo del voto palese e vietare quello segreto. Personalmente credo che bisogna avere rispetto per i Comuni, che per la loro ridotta dimensione demografica, vogliono poter svolgere la votazione senza un coinvolgimento personale eccessivo. È chiaro che votare su persone che si conoscono e incrociano tutti i giorni, può creare delle pressioni o in generale portare a una situazione di voto non serena. Ad ogni modo, per respingere qualcuno ci vuole sempre il rapporto di una commissione e quindi qualcuno deve metterci la faccia".
DV
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata