Ticino
Contro le esondazioni una soluzione ci sarebbe
Redazione
10 anni fa
Già nel 2000 Fabio Abate chiese risposte sul tema del rinnovamento della diga della Miorina. 14 anni dopo il progetto è ancora lungi dall'essere realizzato

L’esondazione del Verbano riapre una questione transfrontaliera sospesa da anni e, per il momento, non ancora risolta.

Nella provincia di Varese, a Golasecca, la Diga della Miorina funge da regolatore per le acque del Lago Maggiore che defluiscono nella parte italiana del Fiume Ticino. Un artefatto realizzato nel 1942 che con i cambiamenti climatici in corso - l’ondata di maltempo di queste settimane ne è la dimostrazione - poco può per contenere le acque del Verbano. La diga ad onor di cronaca, è stata aperta martedì scorso, ma le acque che confluiscono nel Ticino hanno abbondantemente superato quelle trasportate dai fiumi nel Lago Maggiore. E se a Locarno nelle ultime 24 ore è scattato l’allarme esondazione, anche sulle sponde italiane è massima allerta: a Sesto Calende le acque si sono riversate nelle strade, a Luino e Laveno le scuole sono state chiuse preventivamente.

Sul tema della Diga della Miorina e degli interventi di rinnovamento necessari per far fronte a piene sempre più frequenti, si era chinato nel 2000 l’allora Consigliere Nazionale PLR Fabio Abate che in un’interpellanza sensibilizzava il Consiglio federale, dopo le gravi piene del Lago Maggiore. Nel 1993 si raggiunse una quota massima di 197,23 metri, mentre nell’ottobre del 2000 si arrivò a 197,55 metri – due metri in più rispetto al limite di tolleranza. Attualmente le acque raggiungono i 195,45 metri e ci si attende un’ulteriore progressione di un metro. Livelli inferiori rispetto al passato ma che riaprono il capitolo di lavori iniziati, almeno da un punto di vista teorico, ma sempre poco sviluppati.

Abate ricorda gli sviluppi dell’interpellanza: “A suo tempo, l’esondazione del 2000 colpì anche strutture pubbliche e ci spinse a sensibilizzare il Consiglio federale. In seguito ci furono degli incontri con i parlamentari italiani, ma non furono proficui. Le difficoltà ruotavano attorno alla necessità di garantire dei deflussi verso sud. C’erano esigenze legate al settore agricolo.”

Maggiori deflussi potrebbero causare problemi durante i periodi di siccità, ma soprattuto di piena, da una parte e l’altra del confine. Gli interessi in gioco, sono molteplici e non esenti da difficoltà.

Dopo l’esondazione del 2000 il tema tornò alla ribalta più e più volte. L’ultimo progetto in ordine di tempo risale al 2006 ed è tuttora di riferimento per il futuro. Elaborato da due professori dell’Università di Pavia, il progetto per un nuovo sbarramento alla Miorina prevede due interventi principali: la ricalibratura dell’alveo a monte e a valle dell’attuale traversa della Miorina, per una lunghezza di 8,5 chilometri e l’abbassamento della soglia di fondo della Miorina di 1,5 metri. Un simile manufatto necessiterebbe una precisa politica transfrontaliera che ne disciplini l’uso per valutare come, quanto e quando far defluire le acque del Verbano.

Un piano che ha trovato nuovo vigore la scorsa primavera all’interno del progetto INTERREG STRADA, contenuto nel Programma di cooperazione transfrontaliera. Fra i possibili interventi considerati, la realizzazione di un nuovo manufatto a Sesto Calende ha riscosso consensi fra rappresentanti della Regione Lombardia, del Cantone e dell’Ufficio federale dell’ambiente.

Prima di veder compiuta l’opera bisognerà però aspettare ancora lungo tempo, salvo un’accelerazione del processo politico generata da questa nuova piena.

AR

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