
A dicembre dello scorso anno si stimava che nel 2025 il Canton Ticino avrebbe registrato un disavanzo di 96,5 milioni di franchi. Undici mesi più tardi la situazione appare leggermente migliore: il disavanzo stimato scende a 37,4 milioni. Il miglioramento è di una sessantina di milioni, ma Christian Vitta invita comunque alla prudenza, ricordando che la situazione resta estremamente fragile. "È legata anche all’approccio che abbiamo come Cantone latino verso i temi finanziari, diverso rispetto ai cantoni svizzero-tedeschi, dove la cultura in materia è probabilmente più rigorosa. Un altro elemento è la coesione nazionale e la solidarietà intercantonale: la perequazione per noi è sfavorevole. Inoltre il Cantone è presente in molti ambiti della società. La nostra configurazione di cantone di montagna e pianura vede il ruolo dello Stato centrale in molte attività e questo ha anche un costo", osserva il direttore delle finanze.
Spese in crescita in diversi settori
Guardando alle cifre, le spese aumentano complessivamente di 51,5 milioni. Crescono soprattutto le prestazioni complementari AVS/AI (+15,5 milioni) e i sussidi di cassa malati (+6,8 milioni), anche perché il Gran Consiglio non ha approvato la misura che ne prevedeva il contenimento. Salgono anche le spese per i richiedenti l’asilo (+10 milioni), per i rifugiati (+4,6 milioni) e per le persone con statuto S (+4 milioni). La spesa per il personale rimane invece in linea, nonostante i 6 milioni in più destinati al corpo docente, segno che il Governo ha contenuto i costi in altri settori.
Ricavi in aumento, ma gettito in calo
Le buone notizie riguardano sostanzialmente i ricavi, che aumentano di 110,2 milioni grazie soprattutto agli 80 milioni provenienti dalla Banca nazionale. Il rovescio della medaglia è però il gettito fiscale, in calo di 40,3 milioni: un segnale che l’economia cantonale continua a mostrare fragilità. «È lo specchio del rallentamento dovuto ai dazi statunitensi», spiega Vitta, aggiungendo che le stime fiscali dovranno essere riviste sulla base dei nuovi dati del PIL forniti dagli istituti di ricerca.
