Ticino
Consonni obbligato a restare in Ticino
Consonni obbligato a restare in Ticino
Consonni obbligato a restare in Ticino
Redazione
8 anni fa
L'imprenditore italiano chiedeva la restituzione del suo passaporto: "La Svizzera è cara". Ma il TF ha detto no

Nulla da fare al Tribunale federale di Losanna per il protagonista di quello che il sindacato OCST ha definito "il più grave caso di dumping mai emerso in Ticino", l'imprenditore italiano Marco Consonni, il quale era stato arrestato il 21 settembre 2016 con le accuse di estorsione aggravata, usura per mestiere, coazione, falsità in documenti, impiego di stranieri sprovvisti di permesso e inganno aggravato nei confronti delle autorità (vedi articoli suggeriti).

Consonni era stato scarcerato un mese dopo il suo arresto ma nei suoi confronti erano state adottate delle misure sostitutive a tempo indeterminato, ovvero la richiesta di deposito di una cauzione e di una garanzia, l'elezione del domicilio legale presso il difensore, l'obbligo di restare a immediata disposizione delle autorità inquirenti, nonché il divieto di contattare persone coinvolte nell'inchiesta. Altre misure erano state limitate a due mesi, ovvero l'obbligo di presentarsi alla Polizia cantonale e il deposito dei documenti di legittimazione.

Scaduti i due mesi, il procuratore pubblico chiese al Giudice dei provvedimenti coercitivi di prorogare le misure temporanee per altri tre mesi, richiesta che fu accolta.

Consonni, patrocinato dall'avvocato Sabrina Aldi, era quindi insorto contro la decisione alla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello, ma senza successo. E nel marzo 2017 il procuratore pubblico chiese di prorogare di altri tre mesi il deposito dei documenti di identità, revocando però l'obbligo di presentarsi in Polizia. Consonni aveva impugnato anche questa decisione, ma la Corte dei reclami penali gli aveva dato nuovamente torto.

Sempre patrocinato dall'avvocato Sabrina Aldi, l'imprenditore italiano aveva quindi presentato un ricorso al Tribunale federale, chiedendo la restituzione dei suoi documenti.

Nel ricorso spiegava di avere famiglia in Italia e interessi lavorativi a Dubai e di "non voler vivere in Svizzera dove la vita è cara".

Ma anche il Tribunale federale, come si legge nella sentenza pubblicata oggi (1B_289/2017), ha ritenuto che il pericolo di fuga sia preponderante rispetto al centro degli interessi di Consonni ed ha quindi respinto il suo ricorso, ponendo a suo carico le spese giudiziarie di 2'000 franchi.

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