Ticino
Consiglio di Stato, si fa strada il “mezzo arrocco”
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
Laura Milani
16 ore fa
Stando a voci di Palazzo, l’ipotesi sul tavolo del Governo discussa anche oggi in seduta extramuros a Bedretto è ora quella di uno scambio di Divisioni.

Non uno scambio totale ma un mezzo arrocco. Un arrocco light, un arrocchino. I nomi sulle trattative in corso da tempo a Bellinzona per quanto concerne i dipartimenti di Zali e Gobbi si sbizzarriscono ma tutte le indiscrezioni raccolte in queste ore fuori e dentro Palazzo governativo confluiscono in una stessa tesi: i due consiglieri di Stato leghisti non si scambieranno i Dipartimenti interi ma alcuni dossier caldi. Forse, intere Divisioni. Una terza via, insomma, tecnicamente più complicata ma che, stando ai bene informati, godrebbe di un consenso piuttosto ampio all’interno del Consiglio di Stato, che ad oggi non ha ancora preso posizione in merito all'arrocco.

A Zali la giustizia, a Gobbi lo sviluppo territoriale

Il tema è stato affrontato oggi pomeriggio durante la seduta extramuros che si è svolta a Bedretto, l’ultima prima della pausa estiva. Conferme ufficiali al momento non ce ne sono, ma da quanto abbiamo potuto appurare a Claudio Zali potrebbe essere affidato il delicato capitolo della giustizia, come da lui auspicato e dichiarato già in apertura dell’anno giudiziario. Un settore da tempo sotto i riflettori e che a più riprese ha chiesto riforme e risorse. Nelle sue dichiarazioni post annuncio, Zali aveva spiegato di aver seguito con dispiacere tutti gli scandali che si erano susseguiti all’interno del Tribunale penale, così come di voler lavorare, in particolare, ad un messaggio per cambiare il sistema di nomina dei magistrati. A sua volta Norman Gobbi potrebbe occuparsi di temi legati alla Divisione dell’ambiente o a quella delle costruzioni, settori dove da più parti viene chiesto un cambio di mentalità, ad esempio in materia di sviluppo territoriale, pianificazione e domande di costruzione.

Un compromesso più condiviso

Vada come vada, la decisione finale, che sia il sì, il no o la terza via, genererà delle reazioni a catena. Da un lato, l’ipotesi ora sul tavolo è volta a mantenere un clima di lavoro sereno all’interno del Governo, anche in vista delle importanti sfide alle porte, dal preventivo per il prossimo anno alle votazioni sulle iniziative sulle casse malati. D’altro canto, sarebbe un modo per concedere ma senza concedere troppo. In altre parole, un compromesso per uscirne tutti a testa alta.

Il polverone politico e l’altolà dei partiti

L’annuncio a sorpresa dell’arrocco dipartimentale, prima in copertina di Mattino della Domenica, poi all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ma senza averne prima discusso in seduta di Consiglio di Stato, aveva sollevato un polverone. Lo stesso Governo, in un comunicato, aveva bacchettato i colleghi leghisti, i quali, in riunione, si erano in seguito scusati. Un’ammissione di colpe non sufficiente a calmare gli animi dei partiti: tutti i presidenti dei gruppi presenti in Gran Consiglio, Lega esclusa, ovviamente, hanno nei giorni seguenti sottoscritto una lettera per chiedere ai propri ministri di non concedere l’arrocco. Sono anche stati sollevati dubbi giuridici sul tipo di maggioranza necessario allo scambio. Da allora, da Palazzo governativo non è più giunta nessuna comunicazione ufficiale. Solo voci sui possibili modi per uscire dall’impiccio.

I motivi dell’arrocco

Una proposta che la Lega aveva difeso per superare l’immobilismo di cui spesso, negli ultimi tempi, è stato accusato il Governo, e che alcuni dichiaravano godesse dell’appoggio anche del consigliere liberale radicale Christian Vitta. Diversi analisti vi hanno però anche visto delle opportunità squisitamente politiche: distogliere l’attenzione dagli insuccessi, blindare determinati Dipartimenti, puntare al tanto agognato raddoppio. Soprattutto, alla luce di un’alleanza, quella tra Lega e Udc, sempre più scricchiolante. Proprio sulla questione, riuniti ieri sera i democentristi hanno annunciato che una decisione definitiva è attesa entro fine anno.