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Spaccio e torture nei boschi di Luino
Immagine Shutterstock
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Ginevra Benzi
3 anni fa
Se la pandemia aveva messo in pausa lo spaccio nei boschi luinesi, con il 2022 l’attività illegale sembra essere aumentata. A questa si aggiungono anche episodi di tortura e violenza

La cittadina lombarda che si affaccia sulla sponda orientale del Lago Maggiore è principalmente nota per ospitare ogni mercoledì un famoso mercato. Un evento che coinvolge tutto il centro città, al punto da venir considerato un’attrazione turistica. Ma nei boschi attorno alla “Costa Fiorita” – soprannome dato alla città di Luino – si verificano episodi tutt’altro che rosei. Stando a un’indagine condotta dal Blick, gli spacciatori si accampano nei boschi della Valcuvia e della Valganna per vendere cocaina, eroina e hashish al chilo anche a compratori svizzeri.

Il racconto del Capitano Volpini
Il Capitano Alessandro Volpini, intervistato dal Blick, ha raccontato che “Da qui, i commercianti salgono nei loro nascondigli e portano la merce ai clienti”. I Carabinieri di Luino hanno mostrato che c’è un ripido sentiero che si inoltra nel bosco; luogo da cui sono partite le ricerche per trovare le zone di bivacco degli spacciatori. Per le ricerche sono stati impiegati metal detector per cercare eventuali armi. Stando a quanto riferito da Volpini, gli spacciatori hanno usato il bosco come dimora per diversi giorni per poi sparire. Ma le loro tracce erano ancora presenti: giacche e borse abbandonate vicino all’accampamento, dove sono anche stati rinvenuti barattoli di latta, accendini e tè arabo. Tuttavia, non è stato rinvenuto alcun cellulare, documento o fotografia che potesse ricondurre ai diretti interessati.

Dallo spaccio alla tortura
Oltre che a essere un luogo di spaccio, i boschi luinesi sono stati anche considerati come una scenda del crimine estremamente crudele, spiega Volpini. Qualche settimana fa, un uomo di origini marocchine di 25 anni è stato legato a un albero e torturato per 7 ore. “Lo hanno frustato, rotto il braccio e tentato di tagliargli via un orecchio per far sì che obbedisse agli ordini”, ha spiegato il Capitano. Gli aguzzini hanno poi deciso di scaricare lo sventurato gravemente ferito da un’auto in corsa, ma solo dopo averlo privato di tutti i suoi averi. Poco dopo, un quarantenne italiano si è presentato all’ospedale di Luino con lividi su tutto il corpo: un gruppo di persone marocchine l’avrebbero appeso per i polsi a un albero per poi picchiarlo per più di 3 ore. L’uomo è riuscito poi a liberarsi grazie alla rottura di un ramo.

Torturatori infine rintracciati
Le indagini hanno poi permesso di risalire agli aggressori e a metà luglio tre uomini sono stati arrestati a Pavia con l’accusa di rapina e aggressione aggravata.

Violenza in aumento
Quanto accade nei boschi dei Luino viene costantemente seguito dal Comandante dei carabinieri, secondo il quale le violenze stanno aumentando. Queste vicende hanno avuto inizio circa cinque anni fa, durante l’operazione Maghreb, dove sono stati arrestate una ventina di persone e sono stati sequestrati sette chili di droga. Nel 2019-2020 sono anche state trovate decine di armi nascoste nei boschi: fucili, pistole e un machete. Armi usate dagli spacciatori “per difendere il territorio”. Se la situazione si era calmata durante la pandemia, quest’anno la violenza sembra essere esplosa. A febbraio, ad esempio, si era verificata una sparatoria, mentre negli ultimi quattro mesi “abbiamo arrestato 24 criminali, 23 marocchini e un italiano”, afferma il vicecomandante Marco Cariola, secondo cui le foreste sono saldamente in mano marocchina.

Presenza nelle foreste per dissuaderli
La costante presenza dei carabinieri nei boschi di Luino è voluta al fine di disturbare e spaventare gli spacciatori. Anche i turisti e i locali potrebbero aiutare in questo senso, in quanto quella zona boschiva è nota per l’escursionismo. Nel caso ci si dovesse imbattere in accampamenti abusivi è importante fotografarli, così come veicoli sospetti, e inoltrare il tutto alla polizia, ha spiegato Volpini.

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